Il deposito del Museo di Sant’Agostino: Genova perduta

Un viaggio nella città perduta, tra marmi e tesori recuperati e adesso conservati nel deposito del Museo di Sant’Agostino.
In questo mese di febbraio potrete partecipare a una visita speciale che si tiene ogni mercoledì alle 16 e a guidarvi tra le meraviglie del passato di Genova sarà Adelmo Taddei, conservatore di questo importante museo genovese.
Vedrete ciò che resta di chiese scomparse e di strade demolite e ascolterete un racconto ricco di dettagli e certo non privo di forti emozioni, lascio a voi il piacere di scoprire le meraviglie di questa narrazione, io vi mostrerò alcuni reperti che più hanno colpito il mio sguardo.
Cammini in una città che non esiste più, una città che tuttavia si presenta a te e ti parla dei giorni che non hai potuto vedere.

S. Agostino

Ed è una sequenza infinita di marmi, colonne, capitelli, statue, formelle, lapidi.
Tutto appartiene ai giorni lontani di Genova, come questo San Francesco D’Assisi, non si sa da dove provenga questa statua.

S. Agostino (2)

E poi angeli, dall’Altare Maggiore della Chiesa dei Santi Giacomo e Filippo.

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Dalla stessa chiesa proviene anche la statua di San Pietro Martire.

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E una targhetta ricorda che su questi ripiani ci sono marmi e lapidi provenienti da Salita di Ripalta.

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Usiamo la nostra immaginazione per ritrovare una via perduta, era nei dintorni dell’attuale Piazza Dante, c’era il negozio di paste e gallette di Pietro Terrile e la sartoria di Angela Zerega.
E c’era un mondo che non possiamo vedere.

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A breve distanza, un frammento proveniente da una casa demolita, in Ponticello.

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Da altre vie e luoghi perduti vengono questi volti, sguardi cupi ed espressioni torve.

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E poi la dolcezza di una Madonna con il Bambino.

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E un’altra ancora.

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Tre sovrapporta, pensa alla casa, alle sue finestre piene di vita e ai rumori dei passi di coloro che salgono i gradini.

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Ancora una scultura, dalla chiesa di San Silvestro.

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E non so spiegarvi il mio attonito stupore accompagnato da una sorta di vera amarezza per ciò che non abbiamo saputo difendere.

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I leoni di Villa Scassi.

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E a terra, colonne e busti di quattro patrioti, non so dirvi dove fossero collocati, tra essi Jacopo Ruffini.

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E ancora, l’eroe dei due Mondi.

S. Agostino (17A)

E ancora, due lapidi perfette, una per Mazzini e una per Garibaldi, vi si legge che la Società Amici Sestiere Maddalena riconoscente pose.
Correva l’anno 1884, adesso le lapidi sono in un magazzino e io mi domando perché non le abbiano ricollocate, devo dirlo.

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E ancora, una lapide per i caduti per l’Indipendenza e L’Unità D’Italia, la memoria di certi nomi svanisce presto, purtroppo.

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Due angeli, a loro il compito di reggere candele dalla luce fioca.

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Una parete coperta di stemmi provenienti da San Domenico.

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Li vedete così, un tempo erano ravvivati dal colore.

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E ancora, pietra nera di promontorio.

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E poi un viso dai tratti gentili.

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Un angioletto, proviene dalla Chiesa o dal Convento di San Francesco di Castelletto.

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Provengono da quella chiesa il gruppo marmoreo e le formelle delle foto che seguono.

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E due sono i telamoni di un portale che un tempo era in Piccapietra.

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E sul muraglione dell’Acquasola c’era questo Giano Bifronte opera dello scultore Santo Varni.

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Avvisi per il Magistrato dello Spedale di Pammatone, così si legge su questo marmo.

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E sempre da Pammatone provengono le campane.

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Scandivano le ore e il tempo di chi ci ha preceduto e sono anche testimonianza di un’antica devozione.

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Volti e storie che un tempo erano per le strade di Genova perduta: da sinistra Menandro e Metastasio, gli ultimi due sono Alfieri e Goldoni, incomprensibile il nome scritto sotto la figura centrale.

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Questo si presume che sia un cancello di qualche chiesa, mirabile la bravura di colui che l’ha forgiato.

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Un tempo perduto, una città che ritrovi conservata nei depositi di questo museo.

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Ho tralasciato volutamente alcuni pezzi importanti e di questi tornerò a scrivere quanto prima, credo che meritino uno spazio dedicato.

S. Agostino (37)

Vi ho mostrato una piccola parte dei marmi che potrete ammirare durante la visita, ringrazio il Dottor Taddei per il suo racconto appassionato e per la dedizione che traspare dalle sue parole.
Andate anche voi al Museo di Sant’Agostino, qui ci sono tutti i dettagli per prenotare la vostra visita.
E troverete questa Madonnina scolpita nel marmo, la circondano bocci di fragili rose.

S. Agostino (39)

E questi angioletti che se ne stanno riposti su un ripiano.

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Insieme a loro ce ne sono molti altri, custodiscono le storie di Genova perduta.

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36 pensieri su “Il deposito del Museo di Sant’Agostino: Genova perduta

  1. Sai che ti dico? Io una di quelle formelle la incastonerei volentieri nella parete del mio soggiorno 😉 Peccato che alcune chiese abbiano rinunciato ai loro tesori, avrebbero potuto mantenerli in sede secondo me. Ps. Scommetto che mai il signor Adelmo Taddei ebbe ascoltatrice più attenta di MissFletcher 🙂 bacioni!

    • Ed è solo una piccola parte di ciò che si può ammirare.
      Si tratta di marmi e statue che provengono da strade o chiese che non ci sono più, Viv, da una parte consola sapere che siano stati recuperati.
      Un bacione cara, buona giornata.

    • Grazie infinite, Dottor Taddei, il suo racconto alla scoperta di queste meraviglie è stato davvero emozionante, spero che vengano in tanti a vedere questo vero e proprio tesoro.
      Io di sicuro tornerò presto, buona giornata e lei.

  2. Se venissero aperti al pubblico i depositi dei musei italiani, scopriremmo una marea infinita di tesori che invece ci vengono negati 😦
    Per quanto ci hai mostrato, credo che una volta mi sarei lasciata catturare dai resti delle chiese; oggi invece penso alle case e alle persone che le hanno abitate. Saranno le mie ricerche di famiglia…
    Grazie di questo post con cui mi hai nuovamente portata in uno dei luoghi di Genova che desidero visitare di più 🙂

    • Eh lo so, cara, l’Italia è ricca di tesori nascosti ed è un vero peccato che non siano sempre visibili a tutti.
      Questo museo è una meraviglia, sono che ti piacerebbe… anch’io sai, ho pensato alle case perdute e a ciò che non possiamo più vivere ogni giorno.
      Un abbraccio!

  3. Cara Miss, ho provato meraviglia e amarezza leggendo il tuo post. Meraviglia, come doveva essere Genova prima delle demolizioni?.. i quartieri di chi è stato prima di noi e di cui non resta traccia? Amarezza, chissà che dolore per gli anziani genovesi assistere all’abbattimento dei loro “luoghi” e ricordi..! E noi oggi, possiamo solo tentare di immaginare quello che non c’è più. Andrò sicuramente a visitare il deposito a S.Agostino. Grazie di cuore miss

  4. Ma che magnifico Post….che magnifico lavoro da grande archeologa complimenti! Camminare in una Genova che non c’è più e vederne pezzi d’arte eccezionali hai ragione e io ti ringrazio non ho parole Grazie grazie grazie grande Miss un abbraccio!👏😊

    • Grazie carissimo, è proprio una passeggiata in una città che non esiste più, in luoghi che possiamo solo immaginare e con un certo sgomento, so che condividi il mio pensiero.
      Un abbraccio e grazie ancora delle tue belle parole.

  5. Quasi quasi sono per vendere questi reperti, quasi dimenticati: almeno splenderanno nei salotti o nelle case di chi li sa apprezzare…. per poi rivederli tornare ai musei in un futuro dove sapremmo apprezzarli meglio 🙂

  6. Guardando questo post, sono d’obbligo alcune riflessioni.
    Guardando quelle immagini si ha l’impressione che questa collocazione sia solo un mezzo per evitare i furti.
    Ogni oggetto avrebbe dovuto avere uno spazio ben preciso, come una vetrina con tutta la documentazione relativa (luogo di provenienza con foto o schizzi in cui si possa vedere la collocazione originale) unico mezzo per rendersi conto della storia che rappresentano.
    In fondo la legge di tutela n°39 del 1939 prevede che i beni tolti dai vari luoghi dove erano soggetti al godimento pubblico devo essere restituiti a tale scopo.
    Mentre messi in un deposito come questo, non assolvono il principio enunciato nella legge, in quanto oltre a poche visite annuali, per alcuni pezzi non si sa assolutamente nulla.
    Le notizie relative a ogni reperto sono certo che esistono, sarebbe sufficiente lavorarci e fare qualche ricerca, ma forse le nostre istituzioni hanno altro da fare.
    Temo fà lessi da qualche parte che il Piaggio passo diversi mesi per raccogliere tutte le notizie possibili sulle lapidi e iscrizioni che vi erano nelle Chiese, il libro descriveva la difficile situazione in cui l’autore vide il Piaggio su una scala di legno altissima nella Chiesa di S.Domenico, mentre alla luce di una candela trascriveva il disegno ed il testo di una lapide, oggi i suoi preziosi volumi sono conservati alla Berio, dove li ho potuti vedere.
    Oggi purtroppo ci mancano i vari Varni, Alizeri, Poggi, Dufour, D’Andrade, Monleone, Canzio, Cappellini, Labò, Cervetto, P.Spotorno, Desimoni ed altre decine di veri grandi studiosi.
    Eugenio

    • Eh caro Eugenio, che dire? Io spero che presto molti di questi pezzi vengano esposti e che siano di nuovo visibili ai cittadini di Genova, appartengono a noi e alla nostra storia, nulla deve essere dimenticato.
      E sì, sono d’accordo, mancano i Varni e gli Alizeri, siamo un po’ più soli, ai nostri giorni.
      Un grande abbraccio a te Eugenio, grazie.

    • Sì, tesoro ritrovato… a me venivano le lacrime agli occhi, Simone, qui sono stati abbattuti interi quartieri e io non ho mai potuto vederli, quando ci penso mi viene una profonda tristezza. Poi certi luoghi li ho ritrovati qui, questo mi consola. Grazie!

  7. ….. pezzi di interi quartieri che i viaggiatori illustri di cui spesso ci parli nei tuoi post, hanno certamente visto, ammirato e di cui hanno scritto.. Che magone!

  8. I magazzini delle nostre città sono pieni di opere d’arte che nessuno può vedere. A parte gli originali di statue esposte in copia all’aria aperta che così si possono meglio preservare, il resto è negato agli occhi dei più. Un vero peccato

  9. Mi dispiace girare il coltello nella piaga…siamo sempre li…questi quartieri interamenti demoliti…sono stati Piccapietra e Madre di Dio…e questo è avvenuto tra gli anni 60, Piccapietra, e 70 Madre di Dio…ovvero in un’epoca dove esistevano leggi su leggi che vietavano di abbattere quartieri antichi, quartieri storici, c’erano norme chiare che un piano regolatore, di epoca fascista, ha stabilito negli anni 30, anni in cui fu abbattuta Ponticello, come dire due quartieri storici demoliti in barba a norme repubblicane, Piccapietra e Madre di Dio erano due gioeilli del centro storico genovese…compreso Ponticello. e furono sventrati solo per interessi economici….il deposito di Sant’Agostino è un grande tesoro che meriterebbe di diventare un museo dentro il museo e non deposito…vedere telamoni…antiche stulutre…sovrapportali…di case di Picccapietra e Ponticello è un modo di rivivere queli tesori e anche un senso di sgomento 😦

  10. Miss, mi piace questo post, anche perchè vi si scorge la grande passione che ci metti nell’elencare la Genova a pezzi, di Sant’Agostino… Genova a pezzi che “non abbiamo saputo difendere”… quelle pietre, non sono sassi che il mare ha levigato, ma memorie e talune possono aver visto e vissuto importanti eventi, poi, diventati Storia, come, per esempio, quei telamoni che un tempo erano in Piccapietra… eventi in cui una banalissima pietra finì per svolgere un ruolo determinante… buona giornata!

  11. Mi sembra straordinario il cinismo e la miopia con cui nei tempi passati hanno buttato giù a Genova interi quartieri senza preoccuparsi di stravolgere il volto della città.Ero una bambina ma mi ricordo dell’abbattimento di Portoria.Avevano una specie di febbre per fare tutto nuovo rinnegando la nostra storia quasi non fosse degna di sopravvivere.Per fortuna hanno conservato i resti muti che lei ci ha mostrato ,che li’ dove si trovano non sembra abbiano una vita,ma sono solo una testimonianza dello scempio che è stato fatto della nostra città .Grazie per averceli fatti scoprire.Nicla

    • Cara Nicla, la mia speranza è che questi preziosi reperti di Genova scomparsa vengano esposti in una mostra permanente e che siano così sempre visibili a tutti.
      Immagino l’amarezza di quei giorni in cui avvenne l’abbattimento di Portoria, non si riesce a comprendere come abbiano potuto essere così poco attenti alla nostra storia e al patrimonio di questa città.
      Grazie a lei Nicla, le auguro buon pomeriggio.

  12. Ma….le meraviglie amica mia! E non potendo venire di persona, “mi accontento” della splendida galleria esposta qui, nel tuo post. Invero un pizzico di mestizia prende nel vedere tutti questi beni al sicuro, si…ma non più dove effettivamente sarebbero dovuti rimanere.
    Un abbraccio e buona domenica
    Susanna

  13. Ricordo via madre di dio.
    Ero piccolissima.
    E ricordo corte lambruschini.
    Ero ragazza

    Grazie x queste storie.
    Per questo passato, che ci fa abitanti del presente, se lo ascoltiamo con l’orecchio ed il cuore giusti
    …… Vedi a che mi fanno pensare queste statue?
    Emanuela

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