Aria di settembre

È leggera l’aria di settembre, è aria che ha già il profumo di una stagione nuova.
Si cammina per la città e il caldo agostano è ormai un ricordo, ora è il tempo della brezza leggera, della luce che declina in maniera diversa, dei nuovi inizi e dei cambiamenti.
Scendendo da Scurreria il cielo chiaro fa capolino tra i palazzi antichi.

E a Banchi è tutto un brulicare di gente, qualcuno sceglie le piante, altri guardano i libri, altri ancora passeggiano lentamente.
È l’aria di settembre, avvolge così ogni cosa con la sua dolcezza.

E camminando nei miei caruggi e poi davanti al mare ho respirato l’aria del tempo che verrà, aria d’autunno che è sempre più vicino.
E là di fronte all’azzurro, ho ripensato alle belle parole di un celebre scrittore e all’aria di settembre.

“Era settembre, c’era un’aria come il vetro.”
Cesare Pavese

Fine d’agosto

“In quelle estati che hanno ormai nel ricordo un colore unico, sonnecchiano istanti che una sensazione o una parola riaccendono improvvisi, e subito comincia lo smarrimento della distanza, l’incredulità di ritrovare tanta gioia in un tempo scomparso e quasi abolito.”

Fine d’agosto

Cesare Pavese (9 settembre 1908 – 27 agosto 1950)

Cesare Pavese a proposito di Genova

“Certo, quando gli raccontavo cos’è il porto di Genova e come si fanno i carichi e la voce delle sirene delle navi e i tatuaggi dei marinai e quanti giorni si sta in mare lui mi ascoltava con gli occhi sottili.”

La luna e i falò

Cesare Pavese (9 settembre 1908 – 27 agosto 1950)

Perduti, amati e ritrovati

Perduti, amati e ritrovati: i libri, i nostri libri.
Alcuni magari li hai lasciati indietro, in un tempo nel quale ti riconoscevi in certe parole che parevano scritte apposta per te e così all’epoca li avevi sottolineati in più parti, ti aveva persino punto vaghezza di trascrivere alcune righe su un quadernetto da conservare per i momenti bui.
Perché magari non lo sai ma, prima o poi, un libro finisce per ritrovarti.
La memoria di quella lettura resta in un luogo nascosto della mente e ancora ritorna, seppur vaga e confusa, si ripresenta nel momento in cui la tua anima ha sete di bellezza, conforto o immaginazione.
Così vai a cercare tra i tuoi libri perduti, amati e ritrovati e tra le pagine ritrovi anche quell’emozione già vissuta o forse finisci per scoprirne una nuova e del tutta diversa.
Perduti e ritrovati, mai dimenticati: come i grandi amori, in fondo.
E unici, sempre, perché ogni lettore è un libro diverso e questa è una delle parti più intriganti della magia della lettura.

Pensate alle miriadi di nomi di coloro che popolano le pagine dei vostri libri.
Da Giulietta Capuleti a Dorian Gray, da Madame Bovary a Oliver Twist, giusto per citarne alcuni: ognuno di noi immaginerà i volti di queste persone in maniera differente e per ciascuno sarà un diverso gioco di fantasia.
Siamo condotti a quel viso grazie alle parole dello scrittore eppure siamo soltanto noi a rendere reali queste figure e a saperle vedere alla nostra particolare maniera e nessuno al mondo mai le immaginerà come abbiamo fatto noi.
Se ci pensate, questo è straordinario.
Perduti, amati e ritrovati: quei libri che ti accompagnano da sempre e neppure sai quando li hai incontrati la prima volta.
Perduti, amati e mai abbandonati perché sarebbe molto difficile restituire il senso alle cose e farlo nostro se non potessimo ritrovarci nei versi di una poesia, nel frammento di uno scritto di un tempo lontano, nelle emozioni di un personaggio letterario.
Perduti, amati e ritrovati, i nostri libri che ci sono sempre stati, in ogni respiro delle nostre giornate.

E se amo anche i libri è perché in fin dei conti i libri sono parte del mondo come le donne, gli alberi, le bestie, i fiori, i poeti, le fabbriche, le stelle e questa mia meravigliosa lettera.”
Cesare Pavese, 1927
Lettere 1924-1944 Einaudi 1966

Ciao, mia cara Fontanigorda

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”

Cesare Pavese – La luna e i falò

Ciao mia bella Fontanigorda, si torna a Genova ed io ti saluto così, con nostalgia e sincero affetto, spero di rivederti presto.