Denise Baudou, il trionfo della bontà

Questa è la storia di Denise Baudou, creatura buona e generosa,  protagonista del romanzo  “Al paradiso delle signore”, che Emile Zola pubblicò nel 1883.
Per raccontarvi di lei ho scelto questo titolo  in opposizione a quello che diedi  al mio articolo dedicato a Gervaise Macquart, indimenticabile eroina dell’Assomoir, per la quale la bontà fu, fatalmente, una sventura.
Si notano molte differenze tra queste due opere, entrambe parte del ciclo dei Rougon-Macquart, sia nell’ambientazione che nel carattere primario delle figure che vi sono descritte.
Non ci sono, in questo libro, né bettole né ubriaconi, Denise si muove in ben altro mondo.
E mentre l’Assomoir appartiene al filone di romanzi nei quali la predestinazione verso il male e la sciagura, verso la corruzione e la perdizione, è più forte delle buone intenzioni dei protagonisti, il testo che invece narra la storia di Denise si inserisce in tutt’altro scenario.
E mentre Gervaise, a causa della sua bontà, è destinata a precipitare in un gorgo, la grandezza di cuore di Denise riceverà il suo meritato premio e per lei si prospettano l’ascesa e il successo.
Eppure anche a Denise è toccata la sua parte di sfortuna.
Al principio del romanzo, assistiamo al suo arrivo a Parigi, dove la ragazza si reca presso uno zio sperando di ottenere un aiuto.
Denise è giovane, mingherlina, non particolarmente attraente e porta in dote due fratelli minori, dei quali si fa carico da quando entrambi i genitori sono mancati.
Lo zio ha una piccola bottega, ma gli affari non vanno troppo bene, come capita a molti altri piccoli commercianti.
Questo, parallelamente allo snodarsi della vicenda umana e personale di Denise, è l’altro tema del romanzo ed è assai più attuale e moderno di quanto ci si aspetterebbe nel leggere un libro di più di cent’anni fa.
Il Paradiso delle Signore è un grande magazzino di proprietà di Octave Mouret: vende abiti, stoffe, mantelle, pizzi, guanti, accessori, insomma ogni ben di Dio per le signore e signorine amanti dell’alta moda.
Fioriranno uno dopo l’altro nel centro di Parigi, lungo i suoi boulevard, questi magasins de nouvetés, con i loro scaffali ridondanti di merci di ogni genere.
E intorno, per i piccoli commercianti è la rovina.
Lo racconta lo zio di Denise con queste parole:

Stai a sentire: il Bedorè e sua sorella con il negozio di cuffie e berrette in Via Gallion, hanno già perso una buona metà clienti. Dalla Tatin che ha la bottega di biancheria in Galleria Choiseul, son costretti a ribassare i prezzi, a fare a chi vende per meno.

Tutta colpa di quel Mouret, è certo.
Il quale si può permettere persino le offerte speciali, maledetto!
Interviene la moglie nella conversazione e ribadisce che la faccenda ha dell’incredibile. Là al Paradiso delle Signore c’è persino un reparto per i guanti! Ma ci si può credere? E gli ombrelli? Insieme alle stoffe? Che idee! Ah, ma Bourras, che ha una piccola bottega di ombrellaio, terrà duro, si sbaglia quel Mouret, se crede che gliela darà vinta tanto facilmente.
Octave Mouret è un affarista, un imprenditore lungimirante e privo di scrupoli.
In tutto il corso del romanzo si darà da fare per acquisire i terreni su cui sorgono i piccoli negozi ed ingrandire così il suo regno e loro, le vittime del progresso che avanza e schiaccia inesorabilmente il più debole, lotteranno fino al stremo per i loro diritti calpestati.
E’ un seduttore, Octave, uno che di donne ne ha quante ne vuole, si diletta spesso e volentieri tra le dipendenti del Paradiso.
E lì, tra loro, arriva anche Denise.
Trova una sistemazione per i fratelli e, contro il parere dello zio, va al lavorare come commessa dal nemico di tutto il quartiere.
Dormirà, insieme ad altre colleghe, in una delle stanzette ricavate dal solaio, destinate alle ragazze che a Parigi non hanno famiglia.
E non avrà vita facile la giovane Denise: al reparto presso il quale è addetta, tra pari, sono all’ordine del giorno gli sgarbi, la prevaricazione ed il pettegolezzo e lei, più di una volta, dovrà difendere se stessa e il suo buon nome.
E’ virtuosa Denise, è una che lavora sodo senza scendere a compromessi e non aspira, neanche a pensarci, a risolvere le angustie della sua esistenza diventando l’amante di qualcuno.
No, è di tutt’altra pasta Denise, è una che stringe i denti e va avanti, nonostante tutto.
Ma entriamo insieme dove lei lavora, al Paradiso delle Signore, il tempio del lusso e del consumismo.
Oh che grandezza! E quanta gente!
E’ quel che ci vuole, per far funzionare un posto così. Gente da tutte le parti, Mouret voleva frastuono folla, vita, perché la vita, diceva, attira la vita.
E dovevate vedere la calca, per la fiera del bianco! E che splendore l’atrio con il pavimento fatto di cristalli e le gallerie, dai nomi poetici, paese boreale, contrada nevosa.
E poi bianchi promontori di tela e di lino, asciugamani, lenzuoli, bottoni di madreperla, una decorazione interamente creata con calze di lana e poi cappellini a decine e coperte, nastri, trine, merletti. E ancora tende, mussoline, veli, sete!
Ed ovunque bianco, niveo, candido, accecante.
E la folla che rapida sciamava per le sale, scrive Zola, sembrava nera, come in una gigantesca, spettacolare pista di pattinaggio.
Zola, come sempre era solito quando scriveva i suoi romanzi, passò giorni e giorni nei grandi magazzini di Parigi, annotando, prendendo appunti di ciò che vedeva, riproducendolo poi in questo suo capolavoro.
E’ una fiaba moderna il Paradiso delle Signore e la vicenda Denise, come da copione, avrà il suo lieto fine.
Pur essendone innamorata sarà lei, l’unica, a respingere Octave, uomo certo poco aduso a ricevere dei rifiuti.
E dopo aver tollerato angherie di vario genere, la ragazza diventerà caporeparto al Paradiso delle Signore.
Ha le idee chiare Denise, è dolce, buona ma determinata. E sa farsi rispettare: ad una cliente che la fa impazzire con una mantella dice candidamente che il solo motivo per cui non le dona è perchè la signora è in sovrappeso.
Sfacciata ed impudente, la ragazza di provincia!
Ed è lei che Octave vuole, ed è lei che chiede in moglie.
Accadrà nelle ultime righe del romanzo, come si conviene ad una fiaba, con la promessa che il futuro sarà luminoso e felice.

25 pensieri su “Denise Baudou, il trionfo della bontà

  1. Io non amo i romanzieri francesi e in genere non mi piacciono le loro ambientazioni cariche di sofferenza, miseria e perdizione… ma questo… potrei provare a leggerlo. Nella mia lista di romanzi con la R maiuscola ho da leggere anche Pamela, che parla anch’esso di una donna in gamba.
    A proposito, ho visto che c’è in giro il film di Jane Eyre, altro ottimo esemplare di donna!

  2. Pamela di Richardson l’hai letto? Io l’ho comprato (insieme, a dire il vero, ad una schiera di libri che non ho ancora letto), ma giace, voluminoso e non molto invitante, nella libreria. Forse sarà per l’edizione, Garzanti scritta con caratteri da lillipuziani… è incredibile come l’impaginazione, la copertina, il tipo e la grandezza dei caratteri influenzi l’approccio a un libro! Io ne sono sensibilissima.

    • Io anche, se un libro è stampato con caratteri che non mi garbano mi diventa subito ostico.
      Pamela l’avevo letto ai tempi dell’Università…mi pare, per quel che mi ricordo, che scorresse bene.

  3. il titolo del libro dice bene e per le signore il paradiso deve essere proprio così, un centro commerciale pieno di vestiti, calzature e accessori vari 🙂
    Purtroppo, e da parecchio tempo, pure io sono influenzato nell’acquisto del libro da due fattori, anzi tre:
    prezzo
    copertina
    caratteri
    Siccome non sono più uno squattrinato studente, cerco almeno di godere di una lettura agevole e quando vedo i caratteri troppo piccoli e i margini risicati ripongo subito il libro sullo scaffale. E lo so, a volte perdo dei capolavori

    • Di questo libro ci sono parecchie edizioni, Pani, io ho quella della Bur, se non sbaglio è stato pubblicato anche da Newton & Compton, e i caratteri sono abbastanza grandi.
      Questo, secondo me, è davvero un capolavoro.

  4. Il commento di Pani andrebbe incorniciato. Dico la parte dei caratteri troppo piccoli. E odio pure quei libri che tu apri e loro si richiudono subito.
    Non ci trovo nulla di male a dire che un libro deve avere pure la sua bella rilegatura, veste grafica e un’impaginazione corretta.. Mi fanno imbestialire i volumi che lasciano un margine assurdo e poi mettono dei caratteri piccolissimi.
    A parte questo, il libro mi ha incuriosito non poco.Questi classici però mi fanno sempre un po’ di paura, temo vadano oltre le mie capacità di lettore.

    • No, Chagall, fidati di me…è un libro che scorre, che ti affascina e ti fa vedere un mondo che non conosci. Zola ha questa grande capacità…in questo romanzo, poi, così lieve per certi versi e così attuale, ti trasporta proprio lì, nella Parigi dei boulevards…prova a leggerlo, vedrai che ti piacerà, lei è un personaggio di prima grandezza, secondo me.
      Ai libri che apri e si richiudono subito non avevo pensato, è vero! Io detesto i libri in brossura, sono pesanti e poco maneggevoli…

  5. Si cara Miss Fletcher mi hai subito convinto, grande imbonitrice! 🙂
    Oh sarai mica un’azionista della BUR? Ma prenderò questo romanzo nel prossimo ordine e mi sono fatta una risata nel leggere le osservazioni veritiere di Pani e Chagall,
    E’ proprio sacrosanto: la presentazione, la manegevolezza, il bel vedere di un libro influenzano inevitabilmente la facilità e la piacevolezza della lettura.
    Ma la mia risata intimamente è un pò amara, nel considerare che la scelta di un’edizione migliore (e necessariamanete più costosa) sia, ahimè, direttamente proporzionale al crescere della nostra maturità!!!!

    Buona giornata e grazie per questo nuovo suggerimento.
    Susanna Cerere

    • Guarda Susa, il romanzo è meraviglioso…sono sicura che Denise ti piacerà, è una personcina a modo!
      Eh… i libri, vero che tutte quelle caratteristiche influenzano nella scelta…io mi ritengo fortunata, in genere trovo ciò che cerco senza problemi, ma i libri che piacciono a me non sono quasi mai gli ultimi usciti, quindi magari ci sono più edizioni!
      Bacione!

  6. Mamma mia, che produzione, non riesco a leggere un post che ne spunta un altro !!! Scusa se non mi sono fatta sentire in questi giorni, ma sono sommersa di cose da fare! Un abbraccio
    Manu

  7. Miss, io penso che un paradiso, diciamo così, “generalista”, non esista, però un paradiso riservato solo ai grandi scrittori, ce lo vedrei bene… e naturalmente l’accesso al tuo Zola spetterebbe di diritto…

  8. Pingback: Un favoloso negozio in Via Roma | Dear Miss Fletcher

  9. Che meraviglia di romanzo! Da mettere subito nella mia lista privilegiata! Lo hai raccontato in maniera sublime, visiva al punto che sembra di esserci in quel magazzino paradisiaco. Bacione

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