Vico Stoppieri, il fascino degli antichi mestieri

Mi aggiravo dalle parti di Via San Bernardo, giorni fa.
E ho pensato di mostrarvi un angolo nascosto, anche un po’ buio, in verità.
E poi mi sono posta una domanda.
Per quale motivo dovreste venire qui?
Ed io a chi mi sto rivolgendo?
A voi, che venite a visitare la città, oppure a quei genovesi che la abitano senza conoscerla?
Ad entrambi credo, eppure chi è nato sotto il sole di Genova, in questa città di ardesia e di creuze, dovrebbe andare laggiù, dovrebbe vedere questi caruggi con i propri occhi e non attraverso queste immagini.
E voi, quelli che noi chiamiamo foresti, quando verrete a scoprire Zena, certo andrete in Santa Maria di Castello, la chiesa assisa ai piedi della Torre degli Embriaci.
Ma poi vorrete scendere giù, verso il mare.
E allora scendete, scendete verso Piazza Embriaci.
E poi ancora giù, imboccando il vicoletto sulla destra, Vico dei Giustiniani.

Sbocca proprio in Via San Bernardo ed eccolo lì, a pochi passi.

Eh, io lo so che non tutti provano le stesse sensazioni in questi posti!
Bisogna saper leggere le pietre, vedere la loro poesia.
Arti e mestieri, questo troverete sui muri di Genova.
E molti sono i vicoli che portano il nome della maestranze che avevano in quel luogo le loro botteghe.
Esiste così Vico del Cartai e Vico degli Scudai, Vico dei Trombetttieri e Vico dei Droghieri.
Questo, invece è Vico Stoppieri, coloro che erano maestri nell’arte di lavorare la stoppa e la canapa.

Gli stoppieri erano riuniti in una corporazione e nella chiesa di San Marco al Molo fecero erigere un altare, dedicato ai santi Nazario e Celso.
Vi ho già mostrato l’immagine sottostante in questo post ma ve la ripropongo, ad onore e memoria degli antichi stoppieri di Genova e della loro arte.

A gloria di Dio, all’esaltazione della Santa Croce,
alla S.ma Vergine madre di Dio,

ai santi Nazario e Celso martiri,

questo altare creato dall’opera marmorea di Francesco Maria Schiaffino,

la corporazione degli stoppieri di pece a proprie spese dedicava

nell’anno 1735 come risulta dagli atti intercorsi con questa chiesa parrocchiale
e rogati dal notaio Giuseppe Onorato Boasi nei giorni 20 e 30 maggio 1734.

Ed ha un certo incanto per me questo archivolto, immagino giorni e vite lontane, penso ad un brulicare di uomini che si affacendano con la loro canapa, in questo vicolo.

E poi si scende, ancora giù.
Buio, luci ed ombra.

Ed un portale del XV secolo, il sito del Ministero dei Beni Culturali fornisce una scheda in merito, nella quale si legge che lo stato di conservazione è pessimo, davvero un peccato.

E poi, se percorrerete questo caruggio e vi volterete indietro, vedrete questo.


Ci sono tante maniere di guardare e di vivere il medesimo luogo, di ascoltare il silenzio e di gioire di questa ovattata solitudine.

E ci sono prospettive insolite, di secoli lontani, immutate e perenni.
Se saprete guardare oltre, troverete un mondo che attende soltanto di esservi svelato.

21 pensieri su “Vico Stoppieri, il fascino degli antichi mestieri

  1. Sai che ti dico? Mi piace molto la pavimentazione di questi vicoli, immagino come debbano risuonare i passi in quelle strettoie coperte dagli archi a volta. Un mantello, un paio di stivali, rumore di zoccoli lontani… Ciak si gira!

  2. Miss, questo posto è bellissimo. La seconda foto poi, fa proprio venir voglia di entrarci dentro per vedere cosa c’è dopo. Sembra quasi di essere nei sotterranei di un castello. Infatti, lo trovo un luogo affascinante ma devo dirti che non ci andrei mai di notte. Ho ragione o è solo un’impressione? Baci.

  3. Un pò buio, hai ragione Miss Fletcher, ma forse proprio per questo è ancora più misteriosa ed intrigante la passeggiata che ci proponi oggi.
    E poi… il fascino degli antichi mestieri non ha uguali!
    Buona serata Susanna

  4. Dear Miss Fletcher,
    i caruggi come questi hanno un fascino innegabile, ma quello che dà un valore aggiunto ai tuoi post sono le descrizioni di quello che provi tu quando scatti le foto.
    In vico Stoppieri a me verrebbe spontaneo pensare agli aspetti pratici del lavoro di stoppiere in quei secoli lontani: la fatica, il caldo, le condizioni igieniche, le difficoltà di trasporto dei materiali, etc. Tu invece trovi sempre una nota romantica in ogni vicolo, in ogni palazzo o in ogni scalinata e fantastichi sugli amori nati e finiti, sui volti della gente, sui loro pensieri: mi dai una chiave di lettura diversa e coinvolgente con cui confrontarmi.
    Vorrei aggiungere un piccolo invito a tutti quei genovesi che ignorano le bellezze del nostro centro storico perché sono legati a pregiudizi e valutazioni a dir poco superate: nessuno vi chiede di fare una passeggiata per vico dei Giustiniani di notte (io sì ma non faccio testo), ma durante il giorno non c’è davvero alcun pericolo e anzi, c’è una pace che non potrete mai trovare alla Fiumara o in via XX Settembre.
    Smettetela di leggere libri e guardare documentari sul centro storico, prendete spunto dai post di Miss Fletcher e sceglietevi una passeggiata a vostro piacimento: riappropriatevi della vostra città e godetevela fino in fondo.
    Fabio – Zeneize since 1965. Ain’t nothing like the real thing.

    • Hai assolutamente ragione, Fabio. Io conosco molte persone che non amano andare nei vicoli, credo che non riescano a recepire quello che sento io.
      E mi dispiace, mi dispiace tanto. Il silenzio, l’ombra, la pace dei caruggi non si trovano in nessun altro posto.
      Ed ogni pietra ha una storia, ogni muro racconta centinaia di vite.
      E’ vero che sono romantica, forse anche troppo…in effetti gli stoppieri dovevano fare una vita durissima!

      • Dear Miss Fletcher,
        non si è mai troppo romantici, si è sé stessi e basta.
        Io ho sempre giocato a carte scoperte e questo mi ha permesso di farmi tantissimi amici con la A maiuscola, ma mi ha anche esposto a ingiustizie, delusioni e porcate, ma ripagherei questo prezzo sempre e comunque.
        Ad ogni modo, io non posso che confermare quello che ho già detto: non mi considero superiore a chi va alla Fiumara (io ci andrò domani per seguire i Campionati Italiani di kick-boxing) ma non sopporto chi dice che ad andare nei caruggi c’è da aver paura quando quelli sono i primi a non averci più messo piede per anni e non possono quindi dare giudizi così pesanti.
        Io non vivo sulla Luna, neanch’io andrei a cuor leggero in via Pré in piena notte, ma di giorno non conosco un solo vicolo che possa presentare più rischi di qualsiasi altra zona “rispettabile”. E’ da vent’anni che giro per via Ravecca, vico Caprettari, via dei Giustiniani e salita Mascherona anche a tarda ora e non mi è mai capitato una sola volta che sia una di sentirmi in pericolo.
        Ammetto che per una donna è diverso, ma posso rassicurare i tanti amici non genovesi che seguono questo blog: Genova può intimorire perché è unica, perché è particolare, perché il centro storico è una casbah misteriosa dove l’estraneo rischia di perdersi, ma Genova è tollerante perché è sempre stata un crogiuolo di razze, molti secoli prima che venisse coniato l’aggettivo “multietnico”.
        Fabio – Zeneize since 1965. The sea refuses no river.

      • Ah, Fabio quante cose vere hai scritto!
        Di notte io non andrei a cuor leggero da nessuna parte, ma c’è anche da dire che conosco persone che abitano nei caruggi e non si fanno problemi neanche di sera, un po’ è il carattere e un po’ è la consuetudine, io credo. Di giorno davvero non ci sono problemi…forse il problema per chi non è di Genova è mantenere il senso dell’orientamento. Mi ricordo di aver portato in Canneto e nella zona delle Erbe una mia amica di blog, che è straniera ma abita a Zena.
        Ecco, continuava a chiedermi: ma tu sei sicura di sapere dove stiamo andando? Haha, io sì, ma faglielo capire! E insomma, lei era con me. Certo che se vieni da fuori e ti infili nei vicoli, capisco che non sia semplicissimo muoversi. Quel che non capisco, invece, è come questo non sia naturale e quotidiano per i genovesi, è la nostra città, la parte più bella e più antica, quella del silenzio, del fresco d’estate e di molto altro che in altri luoghi non c’è!
        La tua firma è bellissima, che tratto distintivo! E poi ho letto che anche la mia amica Pigmy apprezza il tuo modo di firmare i commenti, sono contenta che vi siate scoperti a vicenda!
        E…a proposito di topi, stay tuned ;-)!

  5. Ciao Miss, grazie per tutto ciò che scrivi sui vicoli: condivido le tue parole pienamente perchè ho vissuto tanti anni In Via Macelli di Soziglia….potevo uscire e girare a qualsiasi ora del giorno e della notte e mai nessuno mi ha mai fatto nulla. Il centro storico è sempre stato per me come un utero materno, dove potevo provare qualsiasi tipo di emozione tanto da non riuscire nemmeno ad uscirne fisicamente. Appena varcati i confini del centro storico mi assaliva l’ansia, mi sembrava di essere in un altro mondo, un universo non mio….così ritornavo subito tra i miei amati caruggi. Nicole

    • Benvenuta Nicole, abbiamo un amore grande in comune, eh? I nostri caruggi, che come vedi io adoro.
      E sai, io almeno una volta alla settimana sono lì, per vicoli.
      Senza meta, giro, mi godo i profumi, il silenzio, i rumori, la penombra.
      So che mi capisci, credo che tu sia un po’ come me!
      Grazie del tuo commento, a presto!

  6. Pingback: Antica Drogheria Torielli, i profumi e gli aromi delle spezie « Dear Miss Fletcher

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