L’amore, chi meglio di un poeta può conoscerne gli abissi?
Un grande poeta, Ugo Foscolo, forse il suo nome vi condurrà a certe reminescenze scolastiche.
Anche a voi è toccato in sorte di studiare a memoria I Sepolcri?
All’epoca mi chiedevo a cosa servisse, l’ho compreso molto tempo dopo, quando ormai non ero più sui banchi di scuola.
Un poeta, un uomo dalle tante passioni, la più ardente fu una nobildonna della buona società milanese, che rispondeva al nome di Antonietta Fagnani.
E bisogna andare ad anni lontani, al 1801.
A quell’epoca Antonietta è già da tempo la legittima consorte del Conte di Barlassina, Marco Arese Lucini, noto giureconsulto.
Antonietta ha 23 anni, è coetanea di Foscolo.
Pensate a lui come a un giovane uomo, mettete da parte l’antologia del liceo e provate a immaginare.
Un giovane di belle speranze, poeta sì, ma anche soldato, il capitano Ugo Foscolo era uno spirito indomito e inquieto.
Fu anche a Genova in quegli anni, presto vi racconterò di quei suoi giorni e di una nobildonna genovese, ma oggi parliamo di quell’amore tormentato tra Ugo e Antonietta.
Oh, lei frequenta il bel mondo!
E a quanto pare ha molti pretendenti, primo fra tutti il fratello del marito, Francesco.
E poi Ugo Foscolo, il poeta, che coltiva una profonda amicizia con il conte Arese.
Ma cosa colpisce Antonietta? Il talento di Ugo e la sua persona e una scintilla si accende tra i due giovani.
E sono lettere e parole, incontri segreti al palco del teatro, l’attendente di lui e la cameriera di lei sono d’aiuto ai due amanti.
E sono parole intense, cariche di desiderio, così scrive il poeta: preparami un migliaio di baci, ch’io verrò stasera a succhiarli dalla tua bocca celeste.
Amore segreto e inconfessabile, ma in realtà da lui vissuto nella pienezza della felicità.
Amore che si nutre di comunanza d’interessi, Antonietta è colta, conosce le lingue e aiuterà Foscolo a tradurre I dolori del Giovane Werther e seguirà la stesura di Le Ultime lettere di Jacopo Ortis.
Ugo frequenta regolarmente il salotto di Antonietta, e il marito di lei diventa quasi un personaggio di secondo piano.
Antonietta, la più bella e più degna d’amore, come Foscolo scrive, è al centro dei pensieri di Ugo.
Ma esiste amore senza gelosia?
Per Foscolo assume le sembianze di un certo Petracchi, amico di famiglia degli Arese e assiduo frequentatore di casa Arese.
E allora certe lettere si fanno più infuocate, Foscolo prega la sua amata di star lontano da quello che considera un rivale.
Oh, si arriva persino a una sfida a duello, pensate!
Accade nel giorno in cui Foscolo vede il Petracchi a teatro, seduto nel palco degli Arese.
Ma il Conte Arese, indignato prende le parti del suo amico e Foscolo ha la peggio, il duello viene rifiutato.
A Foscolo non resta che tentare di riallacciare i rapporti con il Conte, scrivendo un biglietto per il quale non riceverà risposta.
Per taluni la vita è una tormentata marea che sale e non trova pace, mai.
E così fu per Foscolo, sul finire del 1801, il fratello Giovanni si uccide, nella sua casa di Venezia.
Ed è tormento, per noi ancora un ricordo di scuola: un sonetto, In morte del fratello Giovanni, nel quale si leggono le parole quiete e tempesta.
E Antonietta?
A poco a poco si allontana, parte alla volta di Torino, dove la nobildonna si reca per andare incontro al marito, che è di ritorno dalla Francia.
E ulteriore distanza tra i due la mette proprio Foscolo, che chiede di essere trasferito all’estero.
Ed è rammarico ed amarezza, l’amore si consuma, si spegna, Ugo scrive ad Antonietta che lui sa, lei non lo ama più come prima, come ai tempi della loro passione ardente.
Ma il cuore di Foscolo resta a lei, ad Antonietta ed a lei il poeta dedicherà una delle sue odi più note.
Sì, certo, era sulla vostra antologia, è L’ode all’amica risanata, nella quale Foscolo celebra la rinascita e la guarigione di Antonietta, che era stata colpita da grave malattia.
Per noi un ricordo, per Foscolo la sua vita.
Mi accade, quando penso ai grandi poeti, di trovarmi a riflettere sul destino dei loro scritti.
La vita, il sentimento, la passione, sui banchi di scuola.
Ed è un dovere di chi la racconta cercare di renderla reale e viva, come realmente è stata e ricordare che Foscolo quando scrisse quei versi aveva appena 25 anni.
Anni di passione e di ardore, anni di grande lavoro, sonetti e traduzioni dei classici, l’Inno alle Grazie ma anche la stesura della Costituzione Militare, nella quale Foscolo si profonde con il consueto impegno e con il suo abituale dispendio di energie.
Anni di distacco da Antonietta, che infrange il cuore di Ugo e verrà ricordata dai biografi di lui con parole non proprio lusinghiere che la dipingono come una maliarda seduttrice.
Ma chi conosce la verità? La verità è nascosta in quelle missive, nelle lettere che i due amanti si scambiarono.
Se le restituirono reciprocamente, quando l’amore finì.
E l’amore finisce a volte, come termina la nostra esistenza terrena.
Antonietta Fagnani Arese si ammalò di una grave malattia venerea e morì a Genova, nel 1847.
Venne sepolta nella chiesa dei Frati Cappuccini, la chiesa di Padre Santo, che vi ho già mostrato qui.
Venne sepolta accanto a Carolina Fontanelli, moglie di Francesco Arese.
La sua salma venne poi trasferita in San Babila, nella sua Milano.
L’amore finisce, a volte.
E termina la nostra vita terrena.
Una donna può avere in sorte un altro destino.
Un’ode, i versi e le rime di un grande poeta che per sempre celebrano la bellezza e la grazia di colei che ha amato.
sorgon così tue dive
membra dall’egro talamo,
e in te beltà rivive,
l’aurea beltate ond’ebbero
ristoro unico a’ mali
le nate a vaneggiar menti mortali.
Ugo Foscolo, Ode all’Amica Risanata
Foscolo. Anche questo autore è stato finalmente da me apprezzato e riletto solo dopo il liceo. Ciao carissima Miss Fletcher, sono davvero lieta di essere approdata al tuo blog dopo troppo tempo.
Ti mando un grande abbraccio e buona domenica!
Susanna
Anche tu come me, Susanna, l’importante è essere arrivate ad apprezzare i versi di Foscolo e il suo universo interiore.
Felice che tu sia tornata, il blog senza di te non è la stessa cosa, manca una persona di casa quando non ci sei 😉
Un abbraccio grande grande e buona domenica a te!
Miss, di professori e profesoresse, ne ho conosciuto abbastanza ma mai nessuno ha saputo, voluto interpretare in questo modo il Foscolo. Come dici tu, era soltanto un’antologia. Per passione personale, ho rivisto questi grandi artisti da adulta e tanti sono stati gli stupori ma ho dovuto fare tutto da sola. Nessuno mai và oltre. E non penso sia per incomprensione di ragazzi troppo giovani, penso sia anche ardore, voglia, passione. Bellissimo questo post, me lo sono bevuto. Mi hai fatto venir voglia di rispolverare il mio vecchio Pazzaglia e riprendere in mano, quel che qualche anno fa mi ha fatto sognare. Ora non vedo l’ora che racconti di lui a Genova e di quell’altra donna. Un bacione.
Bisogna leggerle dopo certe poesie, molto tempo dopo, quando ormai si è adulti e si sa guardare a quelle parole leggendo in esse pensieri e sentimenti che sono anche nostri.
Certo, la scuola aiuta ad avvicinare a certe tematiche, diversamente resterebbero sempre sconosciute, ma poi sta a noi mettere a frutto ciò che altri hanno cercato di insegnare.
Grazie tesoro di avere apprezzato, un abbraccio grande!
Miss, non è che non condivido questa tua risposta ma forse, non ho mai trovato l’insegnante che, come dici tu, ti ci avvicina. Anche solo il termine “passione” che spesso trapela dalle tue righe, non è nemmeno nominato nella classe di un liceo, ma forse sono stata io ad essere sfortunella. Vedi, il fatto è che giusto la scorsa settimana, con topino, in storia (II media) abbiamo ripassato Leonardo da Vinci. Sono piccoli a quell’età, lo so. So bene che mica possono comprendere il pensiero di un filosofo o il significato di un poeta ma quelle pagine erano fredde e del grande Leonardo, in classe, nulla è stato detto. Io ho preso topino, ho raccontato lui il mio Leonardo, con termini semplici come una fiaba. Lui era affascinato (tra l’altro, l’anno scorso lo avevamo portato a Vinci e a Lucca) mi ascoltava con gli occhi sognanti. Il tutto attenendomi al suo libro, a mio avviso pieno di termini difficili ma senza ardore. La prof probabilmente, non ha fatto di più nonostante sia una brava professoressa per carità. Topino studiava Leonardo come fosse chiunque altro. Morale: si è preso un + sul registro perchè è l’inizio dell’anno, e non interrogano ancora. Ma perchè ho dovuto farlo io? Forse la colpa è anche delle classi troppo numerose? Vabbè, la smetto, non voglio rovinare la tua poesia, scusa se mi sono dilungata è che mi spiace quando accadono queste cose. Quando parli con dei giovani che non sanno manco perchè si canta l’inno d’Italia. Per fortuna però ci sei tu, per tutti quelli che non hanno il pregio di averti in classe! Un bacione e perdonami ancora.
Ma perdonarti di cosa? Hai scritto un bellissimo commento e fatto considerazioni preziose, non è semplice essere bravi insegnanti.
Non si tratta di riuscire ad inculcare nelle menti giovani dati, luoghi e nomi, è altro.
E’ saper interessare e coinvolgere, saper raccontare a mostrare aspetti che sono fondamentali per comprendere certi personaggi. E tu hai fatto benissimo a raccontare a tuo figlio Leonardo da Vinci in quella maniera, certo se lo facesse la professoressa sarebbe più semplice, concordo, anche perché non tutti i bimbi hanno una mamma capace di quello che hai fatto tu!
Riguardo all’Inno di Mameli…che tasto doloroso, sai come la penso! Un abbraccio a te e grazie!
Grazie a te Miss, hai compreso esattamente ciò che intendevo dire. L’inno di Mameli?…. ahi! Ah! Ah! Ah! 😀 Si sorellina, so perfettamente come la pensi! 😀
Eh, infatti! Lasciamo stare, povero Mameli!
Hai visto la mia mail? Attendo tue news!
Uh no gioia! Vado subito a vedere. Attendi che arrivo! Baci-
Grazie Miss per queste parole cariche di passione letteraria… domattina il programma di letteratura con la mia terza inizierà proprio da qui! ora aspetto con trepidazione di leggere di quella nobildonne genovese che ebbe la sventura di cadere da cavallo!
Grazie a te, cara Nocciolina! E buon lavoro con i tuoi studenti, bellissimo mestiere insegnare, una vera arte!
La nobildonna caduta da cavallo arriverà presto, è una promessa.
Buona domenica!
Mi sento fortemente ignorante!!! Ti leggo e imparo, per fortuna!
Un abbraccio carissima 😉
Ma tu cosa fai nella vita? Come fai a sapere tutte queste cose e come fai a raccontarle così bene?
Tesoro, grazie! Professione sognatrice ad occhi aperti, sempre alla ricerca di emozioni e di storie belle…sono felice che ti sia piaciuto!
Non conoscevo questa bellissima storia. C’è sempre da imparare! E leggendo il tuo splendido blog se ne imparano di cose!! Grazie Miss Fletcher! Aspetto con impazienza di conoscere la storia del Foscolo e della nobildonna genovese!
Grazie a te, Marta! La nobildonna genovese fu sfortunata, ma aveva una certa tempra, questo sì…arriverà presto!
Un abbraccio e buona domenica!
…e poi dopo tutte quelle donne, Foscolo morì solo, accudito solo da sua figlia….
Già, che amarezza! Quando sono stata a Londra sono andata a vedere la sua prima tomba, nel cimitero di Turnham Green, era ben conservata e tenuta in ordine dalla nostra ambasciata, se non ricordo male, questo all’epoca mi fece molto piacere!
Miss, ma perchè nel tuo blog non c’è il tasto “Mi Piace”?
Grazie Massimo! Sai, preferisco il dialogo 😉
In realtà già al liceo mi era capitato di notare che più approfondisci un autore più entri nel suo mondo e più comprendi la sua storia e la sua arte. Magari all’inizio è solo per un dovere mal sopportato ma piano piano si trasforma in un senso di appartenenza. Bel post, come sempre! Baci 🙂
Eri una studentessa attenta e una ragazza sensibile, Viv…a quell’età non è semplice arrivare a ragionare così, ancor di più se non hai una guida!
Grazie cara un bacio a te!
In realtà spesso venivano affidati degli approfondimenti e ciascuno doveva poi presentali alla classe come una lezione. All’inizio era faticoso ma qualche volta scoprivi delle affinità e degli interessi che sarebbero sfuggiti con uno studio più superficiale. Per il resto avevo anche io le mie belle zone d’ombra!
Beh, le zone d’ombra le abbiamo avute tutti, sapessi le mie, ai tempi della scuola 😉
se avesse avuto un altro nome forse ora sarebbe ancora più considerato. Ugo è un nome difficile da portare, soprattutto in italiano.
Anche questo è vero, ma sai che io l’ho sempre trovato un uomo affascinante? Fin da ragazzina, ho sempre avuto un debole per lui, per Vittorio Alfieri e per Giacomo Leopardi….sono sempre stati i miei preferiti!
bellissimo racconto, Miss, che ancora una volta rivela il passato grandioso della nostra città.
Un abbraccio!
Grazie carissima, un abbraccio a te!
Ah, Foscolo.
Forse in un’altra vita lo conobbi e lo amai perdutamente.
Ah, forse anch’io, cara Giovy!
🌓….che emozione nel leggere questa intensa e tormentata storia d’Amore….un abbraccio 🍃👒
Ero certa che ti sarebbe piaciuta, un abbraccio grande a te!
Pingback: Ugo Foscolo e Cornelia Rossi Martinetti, le amare conseguenze dell’amore « Dear Miss Fletcher
Pingback: Arbanelle, gabbiani e poeti | Dear Miss Fletcher
Miss, quando negli anni 60, avevo iniziato a studiare Milano, più o meno come tu studi Genova, il fatto che in pochi anni Foscolo avesse cambiato numerose residenze nella città e fosse tenuto d’occhio dalla polizia, me lo aveva fatto diventare particolarmente simpatico… certo apprezzavo pure le sue opere, mi dispiaceva, però che avesse fatto così pochi Sonetti, avendo io sempre avuto un debole per i 14 versi… studiando Milano, è facile imbattersi nella sua fiamma Antonietta Fagnani… di lei se ne dicevano tante, soprattutto, io credo, anche per la malattia venerea che l’aveva condotta alla morte… se c’è qualcosa che non capisco è perchè i resti di un ateo come Foscolo, siano finiti in Santa Croce, a Firenze…
Foscolo mi ha sempre affascinato, per il suo carattere e per i suoi tumulti interiori, ho sempre avuto un debole per lui.
E i suoi amori poi. Grazie Sergio, ti ci vedo a gironzolare per Milano sulle tracce del poeta!
Quante cose interessanti ho saputo in questo suo blog.Non sapevo che l’amica risanata “fosse stata sepolta a Genova,questa nostra città oggi così ignorata e che invece fu il centro di straordinari avvenimenti,nell’arte ,nella storia,nella politica.Non è vero che la passione fosse esclusa dalle aule scolastiche.Traspariva chiaramente dalla lettura che ne faceva il nostro Prof.Pierantozzi anche se la parola non veniva pronunciata ed era evidentissima la simpatia umana verso i poeti artefici di grandi liriche sia in italiano che in Latino.Il mio amore per la poesia nacque nelle aule del Colombo leggendo i testi di Catullo ,di Saffo,del Foscolo e del Leopardi,il più grande di tutti per me. Sarò sempre grata al Liceo Colombo e al prof Pierantozzi per essere riusciti a farmi amare già nell’adolescenza la grande poesia lirica.
Un saluto affettuoso Nicla
Avere dei professori che lasciano un ricordo così profondo e autentico sono un vero patrimonio, dopo tanto tempo resta la bellezza di quegli insegnamenti, saper trasmettere amore per la poesia è un grande dono.
La ringrazio ancora per le belle parole Nicla, buona giornata a lei.