– Allora vado, dai! – Disse sorridendo.
– Vai, forza e coraggio, chiamami quando arrivi, Fra. – Rispose la mamma stampandole un tenero bacio sulla guancia.
Francesca ricambiò il bacio e uscì di casa.
Si trascinava dietro un piccolo trolley con lo stretto necessario per un paio di giorni: aveva un treno da prendere, un viaggio da fare in un’altra città, un colloquio di lavoro da affrontare.
Francesca aveva 26 anni, una testa piena di progetti, di riccioli neri e di idee chiare sul proprio futuro.
Avrebbe detto esattamente ciò che desiderava.
Avrebbe mantenuto la voce ferma, le veniva naturale nei momenti importanti scandire bene le parole per farsi comprendere alla perfezione.
Avrebbe fatto, in ogni caso, del suo meglio.
Scese a larghi passi giù per Via Palestro, le rotelle della sua valigia scivolavano via sull’asfalto e arrivò così in Piazza Corvetto in men che non si dica.
Imboccò il sottopassaggio e si diresse verso Salita Santa Caterina: ogni volta che passava di lì le veniva in mente la nonna Armida che le parlava sempre di un bel negozio di caramelle con le ceste piene di bonbon e poi dell’ottico e anche del negozio delle porcellane.
I ricordi si affastellavano come le nuvole in cielo, Francesca giunse a Fontane Marose e guardò l’orologio: era presto, c’era ancora tempo per il suo treno.
Decise così di passare dai caruggi, comprò due riviste in edicola, quindi passò in libreria a cercare un romanzo e se ne uscì con un celebre giallo di Agatha Christie, la lettura l’avrebbe tenuta impegnata e il tempo sarebbe corso via.
Uscendo dalla libreria di Via Luccoli il suo sguardo cadde poi sulla bella vetrina del negozio di fronte, uno dei preferiti della nonna.
La nonna Armida era sempre stata una brillante signora à la page e aveva un’autentica passione per i cappelli, i guanti e gli accessori raffinati: ricordando tutte le volte che era stata in quel posto a far compere con lei Francesca si sentì travolgere da una sensazione di nostalgica tenerezza.
Ancora guardò verso la vetrina e sorrise: un cappello rosso lacca, ecco cosa ci voleva!
E ne era più che certa, la Nonna Armida sarebbe stata d’accordo.
Miss, ottimo il cappello rosso, anche se quello giallo avrebbe fatto pendant con il libro della Christie… ottimo pure il percorso: in quei tuoi caruggi avreste potuto incontrarvi… se così non è stato, è solo perchè tu eri a casa intenta a scrivere il post…
Eh sì, avremmo davvero potuto incontrarci, caro Sergio!
Grazie, sei sempre gentile come al solito, buona serata.
Favoloso il tuo racconto e favolosi i cappelli in elegante stile per materiale , fattezza e colori sgargianti …, fui cliente di alcuni di quei negozi citati da Francesca in salita Santa Caterina, come l’ ottico che non vi è più…. mi sarebbe piaciuto incontrare lo sguardo di questa giovane piena di entusiasmo per la vita è di progetti per il futuro …
Grazie carissima, anche io andavo da quell’ottico, me lo ricordo molto bene.
Un caro saluto e buon pomeriggio a te!
Ma che delizia questo racconto! E quanto mi piace anche quel cappellino! Insisto: un giorno alla settimana vogliamo il racconto ispirato a una foto! Ci piace troppo!!! Buona serata 😘
Ah grazie cara, sei stata tu a darmi il la, il caso vuole che si tratti ancora una volta di un cappello, mi fa un po’ sorridere questa cosa.
Un bacione Viv, buona serata a te e grazie ancora.
Una storia lieve e con finale inaspettato. Ma che belli i cappelli!
Sì, sono bellissimi!