Una bionda bellezza, una fanciulla inquieta e pretenziosa, capricciosa quanto insolente.
Anna Coupeau, detta Nanà, fa la sua prima apparizione nell’Assomoir, il romanzo nel quale Emile Zola narra le vicende di sua madre, la lavandaia Gervaise.
E’ un mondo dal quale Nanà vuole fuggire e già in quel romanzo si delinea la sua personalità, da bambina dà già dei pensieri e da adolescente si ritroverà ben presto ad esercitare l’unico mestiere che non le costa fatica: vendersi in bettole di quart’ordine.
Oh, da allora ne ha fatta di strada Nanà!
Il romanzo che porta il suo nome si apre con una situazione di attesa e curiosità.
Parigi, un teatro gremito di spettatori, tutti fremono, aspettano la messa in scena dello spettacolo più atteso dell’anno: la Blonde Venus.
E tra le poltroncine si alza sommesso un brusio, un vociare, un chiacchiericcio, tutti parlano di lei, di Nanà che a breve calcherà le scene nei panni scollacciati e seducenti di Venere.
E Zola vi farà attendere parecchio prima di mostrarvela, ma di lei saprete già parecchio, da ciò che ne dice il pubblico.
Certo, la ragazza non ha molti talenti, è persino stonata, ma le sue doti sono altre: i fianchi ben torniti, i capelli biondi, lunghi fino alla vita, i seni perfetti, le cosce rigogliose, gli occhi azzurri, le labbra turgide.
E quando sale sul palco, coperta solo da un velo che lascia trasparire le sue splendide fattezze, il pubblico, dimentico delle sue scarse capacità, rimane come stregato, incantato dalla vista di lei e da cotanta bellezza.
Oh, dovevate vederli coloro che deridevano le sue performance canore!
Nessuno rideva più, Nanà era la regina del teatro.
In questo, come in quasi tutti i romanzi del ciclo del Rougon-Macquart, c’è un’abbondanza di personaggi minori che fanno da comprimari e contribuiscono a creare un mondo, ben visibile e reale.
Qui, più che altrove, i personaggi sono molteplici: un impresario, gli attori, la zia di Nanà, un’altra ragazza anch’essa dedita allo stesso mestiere, e poi una serie infinita di figure minori che fanno da sfondo alla vicenda umana di questa giovane.
E poi gli uomini, gli uomini di Nanà: un banchiere, che lei spenna a dovere, un ragazzo tra le cui braccia Nanà troverà una sorta di purezza, l’attore Fontan, che la maltratta e approfitta di lei, Muffat, un uomo ricco e molto in vista che desidera solo fare di Nanà la propria amante fissa.
Gli uomini: Nanà vive sulle loro spalle, è la causa della loro rovina e della loro disperazione.
All’inizio del romanzo la troverete in una lussuosa casa in Boulevard Haussmann, dove lei abita a spese di un ricco commerciante di Mosca.
L’arredamento è pacchiano, volgare, qua e là, scrive Zola, ci sono cianfrusaglie e chincaglierie: è la casa di una mantenuta, questo è Nanà.
Ed è un continuo andirivieni di uomini, nel suo appartamento, fanno anticamera, l’aspettano per ore e se lei ha la luna storta è capace di buttarli fuori in malo modo.
Non c’è traccia di amore, in questo romanzo, né di sentimenti scaturiti dal cuore di Nanà: lei, semplicemente, non è capace, non conosce affetto, attaccamento, nemmeno per Louiset, il bambino che ha sfortunatamente dato alla luce e che è destinato ad una fine prematura.
Lei non se ne cura, lo lascia ad una zia, e quando se ne separa, non lo fa a malincuore, anzi, quel moccioso le è solo di impaccio.
C’è una scena, in questo romanzo, dalla quale si intuisce chi sia la sola persona importante per Anna Coupeau, a tutti nota come Nanà.
Guardatela, come si rimira nello specchio, con quale compiacimento, è completamente nuda e con il dito sfiora un piccolo neo che ha sul fianco, che vezzo! Si mette di profilo, si contempla, si ammira e gode della vista di sé, mentre l’amante di turno la osserva attonita.
Questa è Nanà, una creatura tanto bella e ambiziosa quanto incapace anche solo di cercarla, la felicità.
Zola delinea perfettamente lo stato d’animo dell’eroina di questo romanzo:
Tuttavia, in mezzo al lusso, circondata da tutta la sua corte, Nanà si annoiava mortalmente. Aveva uomini per ogni minuto della notte, e denaro perfino nei cassetti della toilette, insieme ai pettini e alle spazzole, ma tutto questo non le bastava più, sentiva che le mancava qualcosa, provava un senso di vuoto che la immalinconiva. La sua vita si trascinava oziosamente, fatta delle medesime occupazioni monotone.
L’indomani per lei non esisteva. Viveva come un uccello. sicura del cibo, pronta a dormire sul primo ramo che le capiterà a tiro.
Come si colmano certi vuoti? Con quali contenuti, se non hai la capacità di sentire, di amare, di respirare un’aria diversa dal putridume che ti soffoca?
Non ci riuscirà a scoprirlo, la nostra Nanà.
Vivrà altri momenti di gloria, fasulla e superficiale come sempre, al Gran Prix, quando una cavalla che porta il suo nome si aggiudicherà il primo premio mentre il pubblico scandisce in coro Nanà, Nanà!
Lei, la ragazza che tutti volevano sposare, lei rovina di uomini e vite è destinata a rappresentare con la sua morte, l’immagine di un mondo che ha fine.
Fuori dalla sua stanza un impero sta crollando: sta per scoppiare la guerra tra Francia e Prussia e si sentono le urla, forti ed incalzanti: a Berlino, a Berlino!
E’ la fine di un’epoca, contemporanea all’ultima scena recitata dalla più ambita cortigiana di Parigi.
Nel suo letto, devastata dal vaiolo che la priva di ogni bellezza che un tempo fu il suo vanto, si trasfigura, diventa una maschera mostruosa e grottesca, il suo corpo ammorba l’aria e l’avvelena.
Fuori, la corte degli amanti di Nanà la ricorda con un certo rammarico, non si può credere che una donna così bella faccia una fine così.
Uno di loro è lì dalle sei di mattina. E’ il conte Muffat, ogni mezz’ora chiede notizie, non si dà pace di perdere colei che ha sempre amato, malgrado non sia mai stato ricambiato.
Un impero crolla e tra le sue macerie rovinosamente finisce il regno di una giovane donna, un tempo desiderata, contesa e ambita.
Era conosciuta come Nanà, ma il suo vero nome era Anna Coupeau.
Missorellina…mi allontano un secondo e tu mi scrivi due racconti bellissimi. Quest’ultimo anche un pò triste nonostante tutto, non trovi? Che tipetta però questa Nanà, la storia del bambino, se devo essere sincera mi ha lasciato un pò di amaro in bocca. Ma tu mi devi dire dove le trovi ste cose. Vanno beme gli eroi, i gloriosi in un certo modo famosi, i nobili, ma queste cose come fai? Sei troppo brava Miss.
Sorellina…se Emile Zola avesse scritto l’elenco del telefono, lo leggerei.
E’ il mio scrittore preferito, un indagatore dell’animo e del cuore degli uomini, sa metterti davanti ragazze pure e corrotte rendendole reali e credibili come pochi sanno fare.
Nanà è un libro duro, al lettore non viene risparmiato niente, neanche l’amarezza di cui tu parli, ma c’è anche questa nella vita.
Grazie per quel “troppo brava”…non sai quanto mi fa piacere!
Mamma mia che triste questa storia…mi ricorda un po’ quello che sta succedendo in questo periodo. La fine di un’epoca felice e spensierata, ora tante preoccupazioni…
Ti auguro un buon fine settimana, cara Miss Fletcher (ma qual’è il tuo vero nome?). Tra i libri che poi ci riassumerai, con la tua bravura di sintesi, cosa molto rara…un caro saluto, *Maristella*.
Ma mi fate tutti dei complimenti così belli, grazie! Triste lo è questo romanzo, ma anche molto intenso ed avvincente…buon fine settimana a te, tesoro…
La fine mi ha ricordato vagamente La bohème, sono drammoni questi libri.
Vero, poi nei libri di Zola ci sono questi personaggi agli estremi, Denise e Nanà ne sono un esempio, sempre descritti in maniera magistrale…
ci avevano fatto anche un film se non sbaglio. Anzì sì, ricordo che lo vide mia cognata e dopo disse: Zola si rivolterebbe nella tomba.
Mah…però quasi quasi mi leggo il libro. Sento il bisogno di un buon classico.
Pare anche a me che ci avessero fatto il film e direi che tua cognata, se è lo stesso che vidi io, non avesse tutti i torti.
I libri di Zola hanno dei begli intrecci, a dire il vero mi sembra quasi strano che non ne abbiano fatti di più film tratti dai suoi romanzi…
Grazie per aver così ben ripercorso la vita e l’epoca di Nanà, il mio commento è che non cambia nulla …..sotto il sole. Oggi sono cambiate le circostanze, ma è sempre…la solita storia. Bacioni da Mamma Orsa
Eh, cara Mamma Orsa, corsi e ricorsi storici, e il genere umano non cambia mai….un bacione!
Che ci vuoi fare Miss Fletcher? 😉 Adoro le “cattive ragazze”. Peccato però che facciano sempre una fine misera….
Baciotto del sabato pomeriggio
Susanna
Anche io adoro le cattive ragazze cara Susanna, mi fanno tenerezza…un bacio grande!
Spettacolo… Ah Zola… quanto lo amo!
Uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi…
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letto (participio, non sostantivo) … stupendo romanzo!
cattiva ragazza? piuttosto, inconsapevole kamikaze che Zola ha “speso” benissimo… Miss, mi hai fatto venir voglia di rileggerlo… e non credi che fosse molto più bella di come l’ha dipinta Manet?…
Sì, sempre una creatura quasi predestinata.
Io amo moltissimo Zola, ho letto decine di volte l’Ammazzatoio, il mio preferito ma per Zola ho una venerazione.
Grazie Sergio!
l’ammazzatoio lo trovo piu’ interessante.In questo racconto Gervais come dice lei stessa, e’ alla ricerca della felicita’ e vive tante esperienze pur di raggiungerla anche se poi non ci riuscira’. Nana’ invece e’ monotona dopotutto, i personaggi che le girano attorno non hanno la forza ,il carattere e l’agire di quelli che caratterizzano l’assomoire
Sono diverse, diversissime, la grandezza di Zola per me è proprio in questo, nella sua grande capacità di raccontare mondi e persone differenti.
L’Assomoir è il mio romanzo preferito e ne ho scritto anche qui sul blog, è un gran libro, l’ho letto tantissime volte.
Buona serata Donatella, grazie!
Che bellissimo articolo, davvero brava!
Grazie, felice che ti sia piaciuto, io amo moltissimo Zola. Buona serata a te.