Il mito e la tradizione classica, le storie più belle ed appassionanti sono nate in epoche a noi lontane, eppure ancora oggi sono capaci di emozionarci.
Un fiume, una ninfa.
E’ giovane e leggiadra, sta tornando verso casa dove il padre Inaco la attende.
Qualcuno la osserva ammirato, è uno sguardo pieno di desiderio, lo sguardo di Zeus, il signore dell’Olimpo.
Scappa Io, corre a perdifiato nel bosco, tra gli alberi, tenta di nascondersi e di sfuggire al suo destino, ma Zeus non lo permette.
Ne fuge me, non fuggirmi, queste le parole di Giove nelle Metamorfosi di Ovidio.
E il padre degli dei fece scendere sui campi e sui boschi una scura nebbia, così Io fu costretta a rallentare la sua corsa e Giove la carpì facendola sua.
Oh, ma come mai questa oscurità a quest’ora? Si insospettì Giunone.
Dev’esserci qualcosa sotto, pensò la dea, alla quale erano ben noti i tanti tradimenti del marito che, pur di possedere le fanciulle che gli aggradavano, ricorreva a qualunque stratagemma.
E così, spinta dalla gelosia, Giunone scese in terra e fece diradare la caligine, per poter vedere cosa stesse accadendo.
Giove però, presagiva l’arrivo della moglie. Che fare? Per trarsi d’impaccio tramutò la povera Io in giovenca e quando Giunone si trovò al cospetto di quello splendido animale chiese di averla in regalo.
Giove, per non destare sospetti, si vide costretto a cedere.
E’ difficile prendere in giro una moglie, anche se sei il signore dell’Olimpo.
E Giunone, che aveva ben compreso che quella non era solo una giovenca, la affidò ad un guardiano di eccezione: Argo dai cento occhi, mentre due delle sue pupille dormivano, le altre erano costantemente posate su Io che pascolava sui prati.
E sì, lei avrebbe voluto supplicare Argo perché la liberasse, ma il solo suono che riusciva ad emettere era uno sconsolato muggito.
Un giorno la giovenca si avvicinò al fiume, dove tante volte da ninfa aveva giocato, si rispecchiò nell’acqua e atterrita per le proprie sembianze si ritrasse timorosa.
Lì erano le sue sorelle e suo padre, ma nessuno sapeva intravedere nella bella giovenca la fanciulla di un tempo.
Il padre le porse dell’erba da brucare ed Io, non avendo altro modo per farsi riconoscere, con la zampa tracciò una scritta sulla polvere.
Ma giunse l’implacabile Argo, che trascinò via Io e la portò sulla cima di un monte.
Giove, che aveva visto tutto e non poteva tollerare che Io subisse ulteriori sofferenze, decise di inviare Mercurio a liberare la sua prediletta.
E così il messaggero degli dei, con gli abiti di un pastore, si presentò ad Argo.
Mercurio cantò e suonò una musica dolce e suadente, narrò la storia di Pan e Siringa e con le sue parole riuscì nel suo intento: Argo cadde in un sonno profondo e mentre questi dormiva Mercurio gli tagliò la testa con quei cento occhi.
L’ira di Giunone non era ancora placata e la povera Io venne costretta a peregrinare per il mondo finché non giunse sulle sponde del Nilo dove, esausta, supplicò Giove di avere pietà di lei.
E sapete com’è, un marito fedifrago spesso sa giocare con le parole e sa convincere anche la moglie più diffidente.
E così Giove riuscì a persuadere Giunone che non aveva nulla da temere da Io ed una volta estinta l’ira divina della dea Io riprese le sue aggraziate fattezze di fanciulla.
Anche Argo, colui che era stato il suo guardiano, non era stato dimenticato.
Dopo la sua morte, Giunone raccolse la sua testa e mise quei cento occhi scintillanti di luce come ornamento della coda della creatura a lei sacra, il pavone, l’uccello dalla regale livrea per volere di una dea.
Che belle queste incursioni nella mitologia… E torna anche il pavone scorbutico che si era negato ai nostri sguardi ammirati. Continua il filone, Miss, molto gradito… 😉 buona serata!
Grazie carissima! Credo che la mitologia presenti davvero le storie più belle, che intrighi eh?
Buona serata a te.
Splendido excursus mitologico!
Una domanda: riusciremo a far fare la ruota al Pavone Cuor di Leone???
🙂
Me lo auguro proprio! La prossima volta ci portiamo una pavona finta, vediamo se funziona 😉
Wow! Miss! Che lettura affascinante stasera! Ecco perchè il pavone ha questa coda! Sapevo qualcosa ma proprio poco, poco, tu sei stata molto precisa e hai ampliato la mia conoscienza in modo davvero egregio. Ma, in tutto questo però noto una cosa per te sicuramente spiacevole…. questo pavone, te la fa o non te la fa stà ruota? Forse….non vuole farti vedere i suoi “occhi”! 😀
Guarda, mi sa che hai proprio ragione, ma io non demordo, vedrai che prima o poi ce la farò!
Like this:-)
Grazie cara, buona serata!
Devo dire che leggere queste cose quassù è molto più piacevole di quando a scuola ce le facevano fare per forza!
Buona notte Miss 😉
Questo mi fa molto piacere.
Buona notte a te Massimo!
ci sono dei pavoni vicino al mio ufficio.
Quando sento il loro verso ripenso a questa storia da te raccontata 🙂
Pavoni vicino all’ufficio? Caspita, cosa aspetti a fotografarli!?
Cara colta e poetica Miss,
questo articolo lo dovresti far leggere alla Senex C… qui rumpsit ballas studentium latino graecoque…
Come vedi sono tornata, un po’ a scartamento ridotto, ma ci sono.
Baci
rita
Haha! Chissà se la senex apprezzerebbe, in fondo qualcosa ho imparato, no?
Gli uomini…….come al solito portano solo guai…..anche se dei……….!!!!!!
Ehm, hai ragione, non ci sono dubbi!