Impiegherete poco tempo ad attraversare Vico delle Carabaghe, è solo un breve caruggio che parte da Vico dei Castagna.
E qui, nel suo primo tratto, è più aperto e luminoso.
E ha questi colori che così spesso trovate nella città vecchia.
All’ocra e al rosso aggiungete l’azzurro del cielo che in certe stagioni sa essere sempre generoso.
Un caruggio dal nome insolito, non c’è che dire, da principio si chiamava Vico delle Calabraghe.
E sebbene qui nel passato esercitassero la loro professione certe signorine, il toponimo di questo vicolo non ha nulla a che vedere con la loro attività, la spiegazione del suo nome si trova tra le pagine di un vecchio libro di Francesco Podestà che ho la fortuna di possedere, è un testo dedicato alla zona del colle di Sant’Andrea.
E vi si legge persino di un antico documento risalente agli inizi del ‘500 nel quale è citato proprio il nostro caruggio, pensate quanto è lontana la sua storia!
L’autore spiega con dovizia di particolari che il nome del vicolo deriva dalle Calabrage, in seguito venne modificato in Carabaghe.
Storie di lotte e di acerrimi aggressori che sfidavano la Superba, per difendersi si usavano anche le Calabrage, macchine belliche utilizzate per scagliare sassi di piccole dimensioni contro i nemici.
E se percorrerete questo caruggio pensate al passato di questi luoghi, alle centinaia di occhi che li hanno veduti e ai passi che hanno solcato queste antiche strade.
E sì, davvero dovremmo tenerli come gioielli i nostri vicoli, mi dispiace sempre trovare inutili e deturpanti scritte sui muri.
Poi però guardo verso l’alto e vedo una grandezza che non si può sfregiare in alcun modo.
Muri, ombra e luce, te li lasci alle spalle.
E intanto il vicolo si fa sempre più stretto e i colori sfumano quasi confondendosi tra di loro.
Guarda in su, qui dove il cielo diventa sottile come un nastro di raso.
Guarda, questi sono i due palazzi situati nella parte finale di Vico delle Carabaghe.
Attraversare un antico caruggio ha sempre la sua cifra di stupore e meraviglia, io vorrei portare qui qualcuno che a Genova non c’è mai stato.
Laggiù, al termine della strada, davanti a te si stagliano le torri di Porta Soprana, su ognuna sventola orgoglioso il vessillo con la croce di San Giorgio.
Ed è stretto Vico delle Carabaghe, così per vedere entrambe le torri devi giungere alla fine del vicolo.
E ancora citando lo storico Podestà, è proprio la vicinanza della porta a giustificare la presenza delle macchine belliche, l’autore scrive che queste potevano essere collocate nel vicolo oppure portate in cima alle torri in caso di necessità.
Qui termina la nostra passeggiata odierna, al Piano di Sant’Andrea.
Là, tra due case alte e svettanti, una rossa e una gialla, si snoda il breve Vico delle Carabaghe, un caruggio che ha le sue storie e le sue suggestioni, silenzioso testimone del passato di Genova.
Hai notato che nell’indicazione del vicolo manca la R? Buffo, no?! È un errore del comune o una delle tante versioni? Baci cara 🙂
No cara, è giusto così, ho corretto, nelle bozze c’era una riga in più che ora ho riaggiunto che spiegava che in origine il vicolo si chiamava Calabraghe, mio errore di battitura.
Un bacione!
La toponomastica corretta è CARABAGHE come si legge sulla targa e NON CARABRAGHE che si legge, ripetutamente, nell’articolo. Comunque, la mia stima incondizionata.
Vero, ho corretto, mio errore di battitura dato dal fatto che la prima volta nelle bozze ho scritto Calabraghe, grazie Alberto, buona giornata!
Interessante toponimo, che ci ricorda la battagliera storia della Superba!
Forte e coraggiosa la nostra Genova, cara Anna.
Un abbraccio a te!
Bravissimaaaaaaaaaaa…………..come si fa’ a descrivere i nostri Caruggi in un modo migliore e preciso del tuo,è semplicemente impossibile!!!!! Anche oggi una nuova perla alla nostra preziosa collana di storia e verità antiche sui nostri amatissimi Caruggi; E’ vero Carabraghe o Calabraghe si sentiva dire,noi ragazzini,dai più adulti che parlavano di visite alle sue abitanti particolari nell’ osteria e il suo nome destava in noi un senso di invidia e curiostà!!!Ciao Grande un caro saluto!!!:)
Pinooo… grazie di cuore, tu sei sempre generoso.
E me l’immagino la curiosità di voi ragazzini!
Questi caruggi sono sempre nel mio cuore e anche nel tuo, lo so bene, non vedo l’ora che tu passi da Zena per andarci con te!
Un abbraccio grandissimo a te!
uno dei più strettisssssssimi! Con il naso all’insù si percepiscono le proporzioni uniche dell’urbanistica genovese
E’ vero, quella striscia di cielo è uno spettacolo!
E lo so che questi sono i tuoi posti, me lo ricordo.
Grazie Plus, un abbraccio!
Non sapevo che esistesse questo caruggio e non sapevo cosa fossero le carabaghe!! Grazie Miss per la tua interessante informazione…..Ciao!
Cara Orietta, Genova è una continua scoperta!
Buona giornata a te cara!
Incredibile la “strettezza” di questi vicoli e davvero il nome evoca ben altre battaglie di quelle belliche. Sei uno scrigno di curiosità
Grazie carissima, la parte più bella di Genova per me resta questa così antica e particolare!
Un bacio a te Katia!
quanto sono belli questi vicoli stretti che, se ti ci metti in mezzo ed allarghi le braccia, tocchi le case su entrambi i lati! Quanto è bello percorrerli sempre a testa in su. E quanto è belli mostrarli a chi non ha mai visto Genova o a chi, pur vivendoci, non frequenta il centro storico….che per me è una bestemmia, ma persone così esistono! Mi è capitato e, ogni volta, mi sono sentita orgogliosa come una madre a cui dicono quanto sono belli i suoi figli!!
un abbraccio
Emanuela
Eh cara, lo so che ci sono genovesi che non vanno nel centro storico, anche per me è incomprensibile.
E’ tutta lì l’essenza di Genova, in quei caruggi tra luce e ombra, amatissimi.
E portarci qualcuno che non li ha mai visti è una grande soddisfazione, lo so.
Un abbraccio a te cara, grazie!
Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 19.05.15 | alcuni aneddoti dal mio futuro
Dear Miss Fletcher
adoro il tuo modo di descrivere i vicoli della mia amata Genova! Quante cose ho ancora da scoprire! Stamattina ero decisa a trovare Vico delle Carabaghe”. Ho preso su da via Ravecca ho girato giù e poi su riscoprendo quei vicoli colorati (anche se oggi la luce non era delle migliori per risaltare i bellissimi colori delle case) e poi l’ho visto! E non inorridire, ma non ero ancora stata da Viganotti (pur conoscendo e apprezzandone le meraviglie) e così ho comprato un misto cioccolatini e ho percorso il vico, felice e
pensandoti con tanta gratitudine!
Grazie buonissima giornata
Gemma Chiapponi
Gemma, tu dovresti vedere il mio sorriso mentre leggo il tuo commento.
Sono io ad essere felice, felicissima di leggere le tue parole, sapere che qualcuno se ne va in cerca dei miei amati caruggi dopo aver letto i miei post è una soddisfazione immensa, davvero.
E poi hai scoperto Viganotti, che bellezza!
Ne avevo scritto agli albori di questo blog, in questo post
https://dearmissfletcher.wordpress.com/2012/10/27/viganotti-il-trionfo-del-cioccolato/
Un abbraccio a te, grazie di vero cuore!
Vicolo della “Castagna” mi piace molto Miss 😀 Pensa che bello se in un vicolo come quello da te descritto ci fosse ancora oggi, posizionata in un angolo, una di queste macchine lancia-pietre. Se i vicoli avessero diciamo, il loro simbolo, ciò che ha conferito loro il nome. Molto bello questo. Stretto e ricco di storia. Un bacione.
Eh sì, sarebbe proprio molto bello Meg!
Un bacione!
In una delle foto si nota la mancanza di un cartello stradale. Io lo ricordo era un divieto di accesso ai bambini non accompagnati da un adulto. Cerchio rosso con un bimbo tenuto per mano da un adulto. Questo conferma la presenza di case di piacere e il nome calabraghe
Benvenuto tra queste pagine!
Vero, c’è quel cartello, sull’origine del nome però ritengo che l’interpretazione corretta sia quella che ho riportato qui, macchine belliche.
Grazie, buona giornata a te!
Anche io lo ricordo
Miss, Calabraghe o Carabaghe, il caruggio è stupendo… e per quanto riguarda il quiproquò, bisogna dire che con le braghe calate è tutta un’altra cosa…
Fantastico sì, uno di quelli che piace a me caro Sergio!
Buongiorno a te!
Il tuo amore è il mio. Abitavo in vico di Coccagna, oggi vivo nella squallida Germania. Da lontano, grazie ai tuoi scritti, tendo la mano e accarezzo la mia Patria.
Benvenuto qui Tito, vivi in un paese che ha certo altre bellezze ma è davvero diverso dal nostro, comprendo la nostalgia, mi fa piacere che su queste pagine tu trovi luoghi a te cari.
Grazie e buona giornata a te.