Proverò a narrarvi di lei, la sua figura emerge nel racconto di tempi lontani: è il 14 Luglio 1797, anniversario della presa della Bastiglia, per celebrare l’occasione il governo della Superba organizza una grandiosa festa patriottica.
Di Bianca Calvi scrive con la consueta maestria Amedeo Pescio nel suo “Settecento Genovese”, di lei delinea un ritratto ben definito.
E allora andiamo a quel tempo, non scenderò troppo nei dettagli a proposito della festa patriottica e mi riservo di approfondire l’argomento in un’altra circostanza, oggi la protagonista è soltanto lei: Bianca Calvi.
Lo scenario che la vede come prima attrice è Piazza Acquaverde, ora decisamente diversa da come era nel 1797.
In nome di quegli ideali ispirati dalla Rivoluzione Francese la piazza assume in quel periodo il toponimo di Piazza della Libertà: qui si svolgono le celebrazioni patriottiche, lo scenografico corteo attraversa la città e qui giunge con la sua magnificente sfilata di carri allegorici.
Bianca è una fanciulla procace e affascinante, nel trambusto di quella folla festosa emerge in tutta la sua leggiadria.
Desiderata, invidiata, al centro di tutti gli sguardi.
Sospirano gli uomini nel vederla passare, gli occhi si posano sulle sue armoniose fattezze.
Una regina che predomina dal suo carro trainato da sei destrieri, una diva ammirata e desiderata.
Bianca Calvi è una stella lucente, a lei è toccato il ruolo più importante, Bianca veste i panni della Libertà.
E la Libertà è avvenente e sensuale, porta una mezza veste bianca chiusa da una corazza, ad incoronare i suoi capelli è un elmo scintillante.
È bella la Libertà, gli uomini accorsi alla grande festa ammirano la sua venustà, chi non vorrebbe stringerla tra le braccia e accarezzare la sua pelle liscia?
E Bianca sorride, forse si compiace di cotanti apprezzamenti.
E poi.
E poi la vita prende un altro corso, il destino sembra essere ingeneroso con la giovane Bianca.
Il tempo scorre, si giunge al 1803 e la ragazza pare in difficoltà: quella sua gloria sul carro allegorico è divenuta una sorta di onta, la fanciulla che un tempo si era mostrata agli occhi del mondo non ha ancora trovato marito.
A dire il vero avrebbe uno spasimante ma lui è uno spiantato, non ha il becco di un quattrino e così la giovane Calvi che fa?
Si rivolge a quelli del Governo, chiede una piccola dote per quel suo memorabile contributo.
Si vorrà pure ricompensarla in qualche maniera?
Si ricordano ancora di lei?
Non verrà accontentata e la cronaca dei suoi giorni termina in questa maniera: tutti la desideravano ma poi nessuno volle sposarla.
Ho voluto ricordarla così, pensando che magari ai libri di storia siano sfuggite vicende a noi sconosciute: un amore eterno, una passione ricambiata, un cammino condiviso.
A lei dedico questa rosa, bianca come il suo nome e come la veste che indossava nel giorno del suo trionfo in Piazza Acquaverde.
Onta addirittura…ma povera Bianca. Tutti la volevano ma nessuno l’ha presa. E chissà invece che non le sia andata molto meglio così? 😉
Un grande abbraccio Susanna
E infatti, lo spero proprio anch’io, cara!
Un bacione a te Susanna, grazie.
A volte la troppa avvenenza… chissà come è andata a finire? Baci cara
Speriamo che poi sia andata meglio di come sappiamo, no? Baci a te cara, grazie!
Miss, come mai, tutti la vogliono e nessuna la piglia?… sembrerebbe un controsenso, visto che in quel periodo storico, perdere la testa per la Libertà era di moda…
E dici proprio bene, caro Sergio.
A me comunque piace immaginare un lieto fine, spero che bianca abbia trovato l’amore della vita.
Per noi donne è ancora difficile, ma quanti passi avanti abbiamo fatto, rispetto ai tempo di Bianca
Parole sagge le tue, hai ragione Paola.