È un antico portone dei caruggi simile a molti altri.
Pesante, vetusto, muto testimone di storie perdute e di tragiche vicende, il portone si trova in Via Tommaso Reggio.
E forse in queste strade si sentirono un tempo lamenti, pianti e disperazioni.
Sembra quasi di udirle ancora quelle urla concitate: c’è un uomo che fugge e corre a perdifiato, lo inseguono le guardie e ci metteranno poco ad acciuffarlo, lo trascineranno via e la sua pena sarà così ancora più dura.
E c’è una giovane donna disperata, lei cerca con gli occhi proprio lui: il padre del bimbo che porta in grembo.
E lo vede mentre viene condotto via in catene, lei sa che lui verrà gettato in una cupa prigione.
Sarà accaduto in qualche tempo, in qualche giorno di Genova rischiarato da tremule fiammelle.
E poi queste voci nessuno più le ha udite: la giovane madre ha smesso di aspettare, il prigioniero non ha più fatto ritorno.
Il portone davanti al quale potrebbe essersi compiuta questa fuga immaginaria ancora si trova in quel luogo.
Testimone di storie che non possiamo raccontare.
E ha un battente tondeggiante e una toppa perfettamente quadrata, pare tagliata da un abile sarto.
E poi davvero non si possono conoscere i casi del destino, le minuzie delle ore quotidiane e le piccole incombenze di ognuno.
A un certo punto, chissà in che anno, sarà stato necessario mettere di nuovo mano al portone, sempre con la consueta perizia e con la solita abilità.
E così se ne sarà discusso con un abile artigiano con tante raccomandazioni di mantenere una certa armonia: e infatti dall’altro lato del battente ecco un’altra toppa praticamente identica all’altra.
È una questione di simmetrie, anche se è chiaramente impossibile dire in quale sequenza siano stati compiuti questi lavori.
Resta, sempre, l’immaginazione.
E lo senti il suono del martello che rimbomba nella strada?
È un rumore sordo, cadenzato, un ritmo che suscita l’attenzione dei passanti.
Là, in quel luogo dove un tempo ci furono un fuggitivo, una sposa affranta e implacabili guardie.
Il portone, solido e antico ancora resiste: ha file di chiodi posti tutti a giusta distanza, alle due estremità sono poi affissi dei chiodi più grandi.
Sono le tracce dei giorni che non abbiamo vissuto: di alcuni possiamo leggere sui libri di storia, altri invece possiamo solo tentare di immaginarli.
Su quelle ore trascorse e sulle nostre, sulla prospettiva di questo vicolo si staglia il cielo azzurro di Genova.
A pochi passi da quel portone c’era un tempo il Palazzetto Criminale con le sue cupe carceri, l’edificio divenne poi sede dell’archivio di Stato.
E sulla Torre Grimaldina che fu prigione dove furono rinchiusi illustri prigionieri come il patriota Jacopo Ruffini, sventola fiero il vessillo della Superba, simbolo di una città che cela tra le sue antiche mura le storie dei suoi tempi distanti.
mirabili, sia la perizia del fabbro che l’immaginazione di Miss Fletcher…
Grazie carissimo, in posti come questo è facile fantasticare!
il portone che sembra muto è più loquace che mai,l a maniglia i chiodi mi riportano alle vecchie ferrierie del Tiglietto: o! muto asil del pianto ove io sortiva un dì (Guglielmo Tell. G.Rossini) ciao mauro.
Grazie Mauro, buona giornata a te!
… Dopo sentenze e verdetti, condanne ed espiazioni …. antichi e superbi portoni con battenti in ferro come maglie di una gigantesca catena …
Sì, esatto! Buona serata cara, grazie.
La storia rimane impressa negli oggetti .. tra le pietre… nel metallo .. nel legno e tu fai rivivere con sentimento e maestria quella strada e quel portone. Bravissima come sempre.
Questi luoghi antichi mi fanno immaginare un sacco di cose del passato e mi piace provare anche a scriverle, ogni tanto!
Grazie infinite!
Riesci a leggerle con il cuore… grazie a te. 😊😊😊
Domenico, grazie di ❤
Grazie Miss con te si evade dalla quotidianità e si vola su un tappeto volante…
Bello!!
Ne sono felice mia cara, grazie!
E che dire del portone della Loggia degli Abati al Ducale subito dopo in salita? E’ stata la sede
de A COMPAGNA – Simone Boccanegra vi si affacciò osannato dalla folla. Ora dà accesso ad un magazzino del Ducale !
Eh sì, sì, Elvezio, hai ragione, tra l’altro ne ho letto giusto di recente.
sono i particolari che distinguono chi sa osservare e chi si limita solo a guardare.. 😉
Sempre ottimi i tuoi punti di vista sulla nostra città 😉
Grazie Max, buona giornata a te!
La storia è questa … il fuggitivo…la giovane donna… il suono del martello che ribatte i chiodi in ferro. E poi quel vicolo con i suoi riferimenti è particolarmente ricco di storia.
Anch’io a volte passandoci ho sensazioni “antiche” .. quasi che fosse una porta temporale.
Bello il suo scrivere come Le è solito.
Grazie, buona giornata Miss.
Grazie Carlo, sono luoghi dove è facile fantasticare. Buona giornata a te!
Toppe di metallo! Un lavoro di precisione… ma la storia del poveretto tratto al gabbio? L’hai letta in una delle tue cronache? Bacioni cara!
Solo un mio gioco di fantasia, cara. Un bacione a te e grazie!
Sai che ho una passione per i portoni? Questo poi, così rappezzato, ha un certo fascino
Davvero? Quelli rappezzati piacciono un sacco anche a me, cara!
Brrr cara Miss Fletcher. Mi hai fatto venire i brividi!
Ma che capolavoro quel portone che..più che da un fabbro pare realizzato da un sarto per vestiti da uomo, tanto è bello, preciso, equilibrato.
E la storia che hai imbastito…si, mi mette i brividi!
Un abbraccio Susanna
Credo che le storie vere fossero anche più inquietanti di questa, cara.
Un bacio a te Susanna, grazie.
Splendidi angoli della nostra città, girando a piedi nei caruggi si finisce mai di stupirsi! La nostra città meriterebbe di essere vissuta e goduta meglio da tutti, sia da noi che la viviamo sia da chi ama viaggiare e purtroppo spesso non ha modo di poterla conoscere come si deve
Hai ragione, gironzolando per i caruggi si trova sempre modo di sorprendersi. Grazie di cuore!