È un giorno qualunque alle porte di Parigi e Madame François con il suo carro se ne va al mercato parigino di Halles dove venderà le sue verdure.
Lungo il percorso incontra un uomo malconcio e vestito con abiti laceri così la buona donna impietosita dalle sue condizioni si offre di portarlo in città sul suo carro e l’uomo si accomoda tra le rape e i cavoli di Madame.
Così Florent fa il suo rientro nella capitale francese, lui è un galeotto scappato dal bagno penale nella Caienna dove era stato rinchiuso per il suo coinvolgimento nell’insurrezione del 1852, lui è la figura attorno alla quale ruotano le complesse vicende del romanzo Il ventre di Parigi, capolavoro naturalista pubblicato da Emile Zola nel 1873.
Un libro potente, magnifico ed evocativo, in queste pagine scorre vivida l’epica dei mercati di Halles, è uno straordinario dipinto dai toni accesi e vibranti del quale è protagonista il popolo di quella Parigi che Zola studiò nei gesti e nelle espressioni, ogni riga vergata da Zola cattura inesorabilmente l’attenzione del lettore.
Dunque, vi dicevo di Florent.
A Parigi, in Rue Rambuteau, ha la sua salumeria suo fratello Quenu che è sposato con la bella Lisa, una donna dalla carnagione lucente, bianca e florida.
E vedeste quel negozio!
Un tripudio di costolette, salsicce, sanguinacci, terrine, piatti e portate per ogni gusto, solo un fine osservatore come Zola poteva descrivere quel mondo in maniera tanto superba.
E sono sempre i colori e gli odori forti del mercato a riempire le pagine di questo romanzo sublime nel quale si compie il destino crudele di Florent, la passione politica finirà per metterlo ancora nei guai e accadrà sotto gli occhi di tutti.
L’uomo trova anche un impiego rispettabile come ispettore al mercato del pesce e là è tutto un turbinare di bagliori marini:
“Alla rinfusa le alghe degli abissi, là dove dorme la vita misteriosa degli oceani, avevano ceduto il loro tesoro alla rete: merluzzi, pianuzze, passere di mare, limande, pesci comuni d’un grigio e dalle macchie biancastre.”
E le pescivendole espongono le merci e l’ispettore ha delle precise sensazioni:
“S’alzava un vento umido, una pioggia minutissima, che soffiava sul viso di Florent quell’alito fresco, quel vento marino che riconosceva, amaro e salato; mentre in mezzo ai primi pesci esposti ricopriva le conchiglie rosate, i coralli sanguigni, le perle lattiginose, tutte le screziature e i pallori azzurrognoli dell’oceano.”
È arduo scegliere appena poche righe per mostrarvi il lavoro di cesello di Zola: in questo terzo romanzo del ciclo dei Rougon-Macquart la vita ferve e fluisce rumorosa tra i banchi del mercato dove si muove una babele di personaggi, nessuno di essi viene trascurato da Zola, di ognuno lo scrittore lascia un ritratto dai contorni ben definiti.
Ecco Mademoiselle Saget, una vecchia pettegola che gira con una sporta sotto il braccio e un cappello nero sul capo, sa tutto di tutti e sopravvive facendosi regalare ogni ben di Dio da questo o da quell’altro commerciante.
E poi c’è la Sarriette, una ragazza magnifica e a Zola basta usare poche parole per farvela conoscere:
“La Sarriette riempiva il negozio con le sue gonne stravaganti. Sorrideva a tutti, fresca come il latte, spettinata da un lato dal vento delle Halles.”
Un dipinto di bucolica bellezza ancor più avvincente nel brano in cui la Sarriette è descritta in mezzo alla sua frutta, con le labbra rosse di ribes, il fazzoletto profumato di fragole e lo sottane dense del sentore delle prugne.
E poi c’è una certa pescivendola alta, spavalda, imponente e al mercato la chiamano la bella Normanna e la oppongono così alla bella Lisa, è logico.
C’è poi il ritratto piccolo Marjolin, un trovatello rinvenuto tra i cavoli al Marché des Innocents.
Crescerà con la fruttivendola Mère Chantemesse e lei prenderà con sé anche un’altra bambina di appena pochi anni, il suo nome è Cadine.
E i due cresceranno insieme, insieme diverranno ragazzini e saranno creature selvatiche, innocenti, spontanee e vere, le pagine a loro dedicate sono per me tra le più coinvolgenti che abbia mai letto, Zola è riuscito a rendere indimenticabili questi due piccoli sventurati.
E poi Marjolin verrà su un po’ sciocco, un incidente peggiorerà pure il suo stato, mentre Cadine si mostrerà sempre furba e astuta, diverrà una bimbetta testarda e intraprenderà anche degli improvvisati commerci da ambulante, venderà limoni, cuffiette, quindi biscotti, dolci e torte, sarà scaltra nel fiutare i gendarmi per sfuggire al momento opportuno.
Come sempre nei romanzi del ciclo dei Rougon-Macquart Zola presenta una delle figure che sarà poi protagonista di un successivo romanzo e tra le pagine di Il ventre di Parigi incontriamo Claude Lantier, pittore al quale Zola dedica L’opera, Claude è il figlio della sfortunata e mai scordata Gervaise Macquart, tragica eroina del romanzo L’ammazzatoio.
Nello scenario di questa Parigi si dipana la vicenda umana di Florent, intriso nel suoi ideali politici egli vede davanti ai suoi occhi tanta straripante abbondanza e per lui essa diviene il simbolo di ciò che desidera combattere, ancora come prima, con lo stesso spirito di ribellione:
“Le Halles colossali, tutta quella roba traboccante e poderosa, avevano acuito la sua crisi. Gli sembravano un animale sazio e intorpidito, una Parigi ingozzata che, crogiolandosi nel grasso, sosteneva tacitamente l’impero. … Quello era il ventre bottegaio, il ventre dell’onestà meschina. Tronfia e felice, convinta che tutto andasse per il meglio e che mai la brava gente era ingrassata in maniera così beata.”
Quando parli di Zola, lo racconti con un tale trasporto che mi vien voglia di correre a leggerlo. Per quegli strani intrecci del destino non è mai finito tra le mie letture… stranissimo, visto che ho letto di tutto e ne ho almeno un paio sugli scaffali. I francesi che lessi da giovincella non mi avevano appassionato quanto gli inglesi e i tedeschi e sono finiti sempre in coda. Zola, arrivo! Baci cara!
Mia cara, da giovani si ha un approccio diverso alla lettura, io non so se da ragazzina mi sarebbero piaciuti questi romanzi ma da adulta li trovo assolutamente perfetti, Zola ha per me un talento impareggiabile, alcuni suoi personaggi ti restano proprio impressi nella mente.
Poi avendo un paio di volumi in libreria puoi iniziare da quelli, aspetto la tua recensione allora.
Grazie Viv, un bacione a te.
Attualissima l’ultima citazione; descrive perfettamente la mia sensazione quando mi trovo per caso in un centro commerciale…
Zola riesce proprio ad essere sempre straordinariamente attuale, è uno dei suoi pregi.
Grazie Eliana, buona giornata!
Condivido con Eliana questa sensazione nei luoghi deputati allo shopping ..,, io provo uno strano senso di disagio e fastidio che presto si tramuta in insofferenza ed irrequietezza che mi porterebbe a fuggire tutto e tutti … Come sotto una atavica ingiunzione ad un senso di rigore minimalista…
Miss, accattivante, come tutte le tue recensioni… di Zola, oltre a Nanà, ho letto Germinal due volte, la prima nel ’68 in spagnolo, era, però, un libro a cui mancavano delle pagine, negli anni settanta lo avevo letto in italiano e mi era parso, per così dire, meno drammatico, chissà forse i traduttori influiscono parecchio, ma probabilmente anche il ’68, in quanto a influenzare, non scherzava…
credo che su L’ammazzatoio, prima o poi, vi poserò gli occhi…
Grazie Sergio, felice che tu abbia apprezzato.
Io alcuni libri di Zola li ho letti più di una volta e ogni volta con una diversa emozione, L’ammazzatoio è un capolavoro assoluto ma anche il Ventre di Parigi ha delle vette di autentica bellezza, si finisce per dispacersi di averli terminati certi romanzi.
Ho molto amato Zola (in particolare Nanà e L’ammazzatoio), parecchi anni fa.
E’ da molto che non leggo altro di suo, e tu con la tua bravura me ne hai fatto venire voglia, anche se non lo farò di certo a breve.
E’ proprio quel suo essere così carnale, così terreno che mi riempie di pace – potrebbe sembrare strano considerata la società che descrive, ma le sue meravigliose descrizioni mi fanno sentire ancorata e sicura che la vita continuerà a spaccare il suolo e fiorire in mezzo alle pietre.
Buona giornata 🙂
Sì, è davvero una delle sue virtù anche per me. Grazie Denise, buona giornta a te.
Lo leggo! Sono innamorata di Parigi
Ti piacerà, è un capolavoro!
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