Le melanzane alla parmigiana della mamma

Le melanzane alla parmigiana della mamma (e in precedenza, ad esser precisi, le melanzane alla parmigiana della Nonna Mimma) sono da sempre un classico dell’estate in casa mia.
Ed è uno di quei piatti che mi ricorda le corse su per le scale con le ciabattine di gomma nella casa del mare, le parole crociate del dopo pranzo, le attese del venerdì sera alla finestra della casa di Fontanigorda, quando arrivava papà da Genova e suonava il clacson in modo particolare per farsi riconoscere da noi.
Quelle melanzane alla parmigiana sono deliziose, saporite ed invitanti, ottime per un serie di ragioni che ben comprenderete.
Dunque, la ricetta è molto semplice, si fa soffriggere l’aglio nell’olio extravergine d’oliva, si aggiungono poi la passata di pomodoro, qualche foglia di basilico, il sale e si lascia cuocere per un po’.
Occorrono poi delle belle melanzane lunghe, si tagliano a fette sottili, si fanno friggere e si mette il sale.
Quindi si prende una terrina o un contenitore capiente e si alternano gli strati, mettendo uno strato di salsa, uno strato di melanzane e infine una ricca spolverata di parmigiano grattugiato che costituirà anche l’ultimo strato.
Inoltre in casa mia si è sempre osservata una tradizione: queste melanzane si ripongono in uno specifico contenitore di vetro, da sempre.
È sempre stato così e continuo a fare così, naturalmente.

A questo punto abbiamo terminato, non ci resta che far raffreddare le nostre melanzane e riporle in frigorifero prima di portarle a tavola.
Infatti si gustano fredde e sono assolutamente deliziose, ve lo posso assicurare.
Sono le melanzane alla parmigiana che faceva la mia mamma, con un sorriso.

I quaderni delle ricette di casa mia

I quaderni delle ricette non sono soltanto una fredda raccolta di procedimenti più o meno complicati da proporre alle nostre cene: i quaderni delle ricette riecheggiano di risate e clangore di piatti, evocano momenti felici e freschezza di spumante nei bicchieri, sono memorie di feste, di brindisi e di compleanni.
E sono frammenti delle nostre vite e di anni passati, aprire uno di quei quaderni è come restituirlo virtualmente tra le mani di chi raccolse con pazienza le ricette dei piatti prediletti.
Il quaderno delle ricette di mio papà è voluminoso, ha la copertina marrone e vi sono racchiuse alcune straordinarie delizie che non ho mai più assaggiato, come ad esempio il suo leggendario cappon magro.
Nessuno sa fare il cappon magro come mio papà, questo è chiaro.
Su quelle pagine sono appiccicati in maniera metodica e ordinata tanti foglietti nei quali riconosco di volta in volta la calligrafia della mamma o di qualcun altro di noi.
Il quaderno delle ricette di mio papà mi fa venire in mente quei cenoni di Capodanno in cui si preparava il cocktail di gamberetti che veniva poi servito in una magnifica conchiglia e io da piccola non vedevo l’ora che arrivassero le feste perché mi fosse concesso questo privilegio.
Ed ecco il profumo di trippa in umido e di buridda, passano davanti ai miei occhi piatti di portata ricolmi di assolute delizie servite con stile ed eleganza.
E ci sono le ricette delle torte al cioccolato, al limone, alle mele e ricoperte generosamente di glassa, mi pare anche di vedere la mamma che sceglie con cura i piattini dalla credenza.

Il quaderno delle ricette di mia nonna Teresa, invece, è una grande agenda rigonfia e altissima a causa di tutto ciò che la nonna ci ha messo dentro.
Mia nonna è sempre stata una professionista del ritaglio, la ricordo come se fosse ieri seduta alla sua scrivania con le sue pile di riviste, le forbici e il barattolo delle Coccoina.
Il quaderno di ricette della nonna è anche pieno di validi consiglio di vari genere, ad esempio su come sbrinare il frigo, come far durare i fiori recisi in vaso e come pulire gli impermeabili.
Alla nonna non sfuggiva nulla, direi.
E poi, poi ci sono tutte quelle ricette dal sapore antico e casalingo come il riso e latte, il rognone trifolato, la la minestra di ceci e tante altre bontà.
E c’è persino la preziosa ricetta della sacripantina, scritta dalla nonna con quella sua compita e ordinata calligrafia di maestra elementare.
E poi, tra i quaderni delle ricette, ho anche quello della Zia Ia.
Eh, il suo quaderno è ricco di sorrisi e trabocca di gioia di vivere e di risvegli mattutini per preparare certi manicaretti.
Ed è una sequenza infinita di bontà e ricercatezze, ci sono i piatti della tradizione ligure ma non solo, la zia preparava piatti sfiziosi e particolari come l’insalata gonzaghesca e il suo delicatissimo paté di tonno.
Il ricettario della zia è il paradiso della gola; ecco le sue cheese cake, la zuppa inglese, le scorzette d’arancia candite, la custard e la lemon curd, la zia come già vi ho detto in passato era professoressa d’inglese e aveva un debole per tutto ciò che proveniva dalla Terra di Albione.
E dalle pagine del suo quaderno di ricette ecco anche la meraviglia del Tronchetto di Natale, un trionfo di cioccolato che non mancava mai sulla sua tavola nel tempo delle feste.
Sfogliare questi quaderni è come ritrovare coloro che con pazienza hanno raccolto queste ricette e tutto a volte pare come sempre è stato.
Di là in in cucina c’è un gran fermento, il rito sacro della maionese è uno di quelli che a papà riescono benissimo.
Qualche piano più in su, intanto, la nonna tira la sfoglia, così sottile da non saperla immaginare!
E in un’altra parte della città la zia estrae dall’armadio il suo piatto natalizio dove poserà il tronchetto di Natale.
C’è una dolcezza, in certi nostalgici ricordi, che davvero non si può scordare.

Ceci in zimino

È un piatto semplice, rustico e gustoso, i ceci in zimino sono perfetti per le giornate fredde.
Chi come me ama i legumi apprezza anche le infinite possibilità di proporli e questa ricetta della tradizione genovese è una vera coccola.
Ecco a voi gli ingredienti:

400 grammi di ceci, 1 mazzo di bietole, 1 cipolla, 1 gambo di sedano, 1 carota, passata di pomodoro, olio extravergine d’oliva, sale, pepe, pane casereccio.

Mettete i ceci in ammollo nell’acqua a temperatura ambiente per circa 10/12 ore.
Sciacquateli bene, poneteli in una pentola con acqua fredda e fateli cuocere per 45 minuti circa, aggiungendo il sale alla fine.
Nel frattempo tritate sedano, carota e cipolla e fate rosolare nell’olio per una decina di minuti, quindi aggiungete le bietole tagliate a pezzetti e lasciate cuocere ancora 15 minuti.
Versate nelle verdure i ceci con la loro acqua di cottura e lasciate cuocere a fuoco basso ancora per circa 30 minuti, alla fine aggiungete il sale, una spolverata di pepe e un giro d’olio extravergine d’oliva.
Aggiungete due fette di pane casereccio tostato e gustate così i vostri ceci in zimino.

La torta rovesciata all’ananas della zia

Questa è certamente una torta che è nella memoria di molti, nel mio caso ricordo di averla mangiata diverse volte a casa di una delle mie zie e ho la ricetta scritta su un foglietto da lei, quindi questa è chiaramente la torta rovesciata all’ananas della zia.
Non la mangiavo da un sacco di tempo!
Questo dolce semplice e delizioso mi riporta dritta agli anni ‘80 e a cari ricordi di riunioni di famiglia e allora mi sono detta che era il caso di provare a farla, direi che è venuta quasi perfetta e la trovo sempre molto buona.

Ecco a voi gli ingredienti:
3 uova – 1 etto di burro – 2 etti di farina – 2 etti di zucchero – mezza bustina di lievito – ananas in scatola – Marsala.

Il procedimento è piuttosto facile, si inizia sbattendo insieme il burro ammorbidito, lo zucchero, le uova, la farina e il lievito.
Quindi versate qualche cucchiaio di zucchero sul fondo della teglia che userete per la torta e mettete la teglia sul fuoco muovendola fino a quando avrete un bel caramello lucido.
Quando il caramello sarà pronto fate in modo che copra bene il fondo e i bordi della vostra teglia, quindi disponete sul fondo le fette di ananas: una va al centro e tutte le altre intorno.
Versate sopra la pasta e fate cuocere in forno a 180°C per 30/40 minuti.
Sfornate e togliete la torta immediatamente dalla teglia capovolgendola su un piatto.
Mescolate in una tazza il succo dell’ananas e il Marsala e bagnate la torta ancora calda.
Lasciate raffreddare e poi mettete la torta in frigo almeno mezz’ora.
È una torta semplice, molto morbida, scenografica ed invitante e per me è anche un dolce ricordo: buona merenda a tutti con la torta rovesciata all’ananas della zia.

La danza della mezzaluna

Chi ama cucinare, io credo, trova appagamento non soltanto nel veder apprezzati i propri manicaretti, la cucina è per molti aspetti anche un magnifico diletto.
È entusiasmante scoprire nuove ricette, fare le liste degli ingredienti da acquistare, apparecchiare la tavola con gusto.
La cucina poi è innanzi tutto condivisione e unità, non c’è nulla di più fraterno di sedersi insieme allo stesso tavolo per un buon pranzo, un brindisi in allegria e un dolce delizioso.
E tra i piaceri della cucina c’è anche la soddisfazione di preparare cose buone per se stessi e per i propri cari.
Ormai, nel procedimento di preparazione di una pietanza, tutti noi possiamo avvalerci del mixer elettrico o di altri piccoli elettrodomestici che sanno rendere la nostra esperienza in cucina assai più semplice.
Tra gli attrezzi del passato, tuttavia, uno conserva intatto per me tutto il suo fascino: la mezzaluna.
Non so come la pensiate voi ma per me la mezzaluna è un rito dal valore impareggiabile.
È un ritmo lento, cadenzato, una piccola fatica felice, un gesto ricco di vera bellezza, è un tempo paziente che non va sprecato.
E si tritano così il sedano, la carota e la cipolla che spandono anche il loro profumo.
È una danza leggera, da un lato all’altro del tagliere.
È una magnifica lentezza, un movimento antico che mi pare colmo di una sapienza semplice e segreta.
Posare la mezzaluna sul tagliere è, in qualche maniera, un gesto amorevole e allo stesso tempo un’attività che a me dona un senso di vera rilassatezza.
E restando nell’ambito delle mie attività personali preferite ho pensato che forse potrei paragonare il gesto di tritare la mezzaluna a quello di muovere l’ago su e giù sulla tela per ricamare.
Piano, piano, senza fretta.
Occorre concentrazione, dedizione, tempo, interesse e tutto poi viene da sé, almeno così mi sembra.
Seguendo la danza lenta della mezzaluna.

Minestra di ceci

Se amate i legumi questo primo piatto vi sarà molto gradito, per quanto mi riguarda questa è una delle mie minestre preferite nelle stagioni fredde.
Non è difficile da preparare, di seguito ecco gli ingredienti:

500 grammi di ceci, 1 grossa cipolla bianca, 2 carote, 2 o 3 gambi di sedano, salvia in abbondanza, 1 dado vegetale, olio extra vergine di oliva, sale.

Mettere i ceci in una pentola e fateli ammollare in acqua a temperatura ambiente per almeno 10/12 ore, io in genere li lascio a bagno per tutta la notte e poi preparo la minestra al mattino.
Trascorso il tempo dovuto, sciacquate bene i ceci sotto l’acqua corrente.
Tagliate a pezzi la cipolla, le carote e il sedano e mettete il tutto in una pentola alta piena d’acqua con i ceci, una consistente manciata di salvia e un po’ d’olio extra vergine d’oliva.
A cottura ultimata aggiungete il sale e un dado vegetale.
A questo punto togliete dal brodo la cipolla, le carote, il sedano, la salvia e quasi la metà dei ceci, questi ingredienti andranno passati con il passaverdura e il composto dovrà essere versato nella minestra con i ceci.
Fate cuocere ancora e servite con i crostini di pane oppure con della pasta corta.
Se lo desiderate aggiungete un giro di pepe e una spolverata di parmigiano e buon appetito con questa ottima minestra di ceci.

Polpettone di fagiolini e patate

È un piacevole conforto, una semplice coccola, una delizia che si prepara con i doni dell’orto.
Il polpettone di fagiolini e patate è un piatto della tradizione genovese, la ricetta originale prevede anche l’uso dei funghi secchi e della cipolla e una rosolatura ma, come è noto, ognuno ha la propria versione di ogni ricetta ed così ecco come si prepara in casa mia il polpettone di fagiolini e patate.

Questi sono gli ingredienti: 700/800 g di fagiolini, 4 patate non tanto grandi, una vaschetta di prescinsêua o di ricotta, 3 uova, abbondante maggiorana, parmigiano, sale, pan grattato e 2 spicchi d’aglio (sì, lo so, nella foto mancano gli ultimi due ingredienti ma me ne sono accorta a ricetta sfornata!)

Fate bollire le patate, quando saranno pronte sbucciatele e schiacciatele con una forchetta o con uno schiacciapatate.
Pulite i fagiolini, lavateli e fateli bollire, a cottura ultimata passateli con il passaverdure.
Tritate con il mixer la maggiorana (io ne uso tanta perché mi piace moltissimo), un bel pezzo di parmigiano e gli spicchi d’aglio e versate il composto in un terrina dove avrete già unito le uova sbattute e la prescinsêua (o la ricotta), quindi aggiungete il sale.
A questo punto versate nella terrina anche le patate schiacciate e i fagiolini passati e mescolate bene.
Prendete una teglia di medie dimensioni, versate un filo d’olio e quindi disponete il composto livellandolo con attenzione, quindi fate le righe sul polpettone passando sulla superficie i rebbi della forchetta creando così la classica griglia.
Spolverate con il pan grattato e da ultimo versate un filo d’olio extra vergine di oliva sulla superficie, infornate a 190°- 200° C per circa 25/30 minuti.
Il vostro polpettone sarà pronto quando sulla superficie si sarà formata una bella crosticina croccante e potrete gustarlo tiepido oppure freddo.
E buon appetito con il polpettone di fagiolini e patate!

Il fiore più bello

Il fiore più bello cresce negli orti, all’ombra delle foglie grandi, delizia della stagione estiva.
Il fiore più bello è anche il più buono ed è apprezzato da tutti, non conosco persona che non lo gradisca.
Ed è un dono generoso della terra, insieme agli zucchini croccanti.

Giallo come il sole e ottimo da gustare, questo è il tempo del fiore di zucchino.

L’orto è fatica e dedizione, io non ne ho mai avuto uno ma sono certa che, dopo tanto lavoro, l’orto sia anche fonte di grandi soddisfazioni.
Così, con pazienza si lasciano crescere gli zucchini e i loro fiori.

Ci sono poi molte maniere di gustare i fiori, a me piace tanto il tortino che faceva la zia, qui trovate la ricetta per prepararlo.
E tuttavia, come tutti ben sanno, i fiori di zucchini sono ottimi da servire fritti.
Per la pastella alcuni usano la birra, io preferisco semplicemente mescolare alla farina dell’acqua minerale gassata.
Un tuffo nell’olio bollente e la più classica delle bontà estive è pronta da portare in tavola!

Il fiore più bello, come dicevo, è anche il più buono.
Così ci allieta in questo caldo tempo d’estate.

Coniglio alla nizzarda

Oggi su questa mia paginetta trovate una delizia tratta dal quaderno delle ricette di casa mia: il coniglio alla nizzarda.
Non so dirvi esattamente da dove provenga questa ricetta in quanto è semplicemente scritta a mano su un foglietto e appiccicata nella pagina apposita sotto la lettera C: un classico dei ricettari di ogni famiglia!
Essendo in casa mia tutti buongustai posso arrivare a pensare che la ricetta probabilmente provenga da qualche ristorante ma sinceramente non saprei proprio dire di più.
Partiamo quindi con gli ingredienti, eccoli qua!
Vi serviranno del coniglio in pezzi, patate novelle (o patate a pezzi), cipolline, funghi champignon, cipolla, carota, sedano, un rametto di rosmarino e uno di salvia, uno spicchio d’aglio, vino bianco, olio extravergine di oliva, passato di pomodoro e sale.

Tritate finemente la cipolla, la carota, il sedano, il rosmarino, la salvia e lo spicchio d’aglio e fate rosolare gli ingredienti in una pentola di terracotta.
Aggiungete il coniglio in pezzi, fatelo andare per qualche minuto e poi lasciatelo cuocere aggiungendo il vino bianco.
Quanto il coniglio è quasi cotto aggiungete le patate e le cipolline, in seguito unite anche i funghi champignon tagliati a metà.
Quando tutto sarà giunto a cottura aggiungete il passato di pomodoro e il sale, lasciate sul fuoco ancora qualche minuto e quindi servite il vostro coniglio alla nizzarda.
E buon appetito a tutti!

La minestra di patate della Nonna Mimma

Tra i piatti invernali le minestre sono una vera coccola che avvolge e rincuora.
Così ho deciso di mettere qui una ricetta di casa mia, è una semplice preparazione che faceva sempre la Nonna Mimma, non so dirvi precisamente da dove provenga la ricetta, è una di quelle bontà che in casa mia si sono sempre gustate.
E quando fuori fa freddo quel che ci vuole è proprio una calda e deliziosa minestra di patate.
Dunque, per prima cosa dovrete preparare un soffritto di aglio e prezzemolo tritati, lasciatelo andare un po’ quindi aggiungete la passata di pomodoro, salate e lasciate cuocere per qualche minuto.
Quindi aggiungete le patate a pezzi, l’acqua, un dado vegetale e lasciate ancora cuocere fino a quando le patate saranno morbide.
Non so darvi delle dosi precise, in quanto in questo caso vado un po’ ad occhio, se poi la minestra avanza non sarà un problema surgelarla per poi mangiarla in una seconda occasione.
Quando le vostre patate saranno cotte prendete quindi il frullatore ad immersione e riducete il tutto a un composto omogeneo e piuttosto denso, se poi gradite la minestra più liquida non dovrete far altro che aggiungere altra acqua.
È una minestra che si gusta al meglio con la pasta, io in genere scelgo i ditaloni rigati.
Un giro di pepe, una spolverata di parmigiano e il pranzo è pronto: buon appetito con la minestra di patate della Nonna Mimma.