A volte non ci pensi ed accade.
Stai sfogliando il giornale e le notizie, quelle che ti aspetti, ci sono tutte.
Però a volte accade: ti ritrovi a leggere, con stupore, una notizia che, da sola, vale l’acquisto del quotidiano per un intero anno.
Cliccate qui e guardate queste immagini.
E’ un abbraccio tenero ed affettuoso, un abbraccio di seimila anni fa.
Gli archeologi hanno scoperto questi scheletri risalenti all’era neolitica nel 2006, in una necropoli nella zona di Mantova ed è proprio in questa città che per qualche giorno verrà allestita un’esposizione presso il Museo Archeologico Nazionale.
Li hanno trovati così, con le braccia tese uno verso l’altra, le gambe intrecciate, si guardano a vicenda, i visi sono vicini, le labbra a poca distanza.
Erano giovani i due innamorati: diciotto anni lei e venti lui.
Le ipotesi degli scienziati in merito alla loro fine sono molte: nelle loro immediate vicinanze sono state rinvenute delle punte di silice e, in prima battuta, il ritrovamento ha fatto supporre che i due ragazzi, ormai noti come gli amanti di Valdaro, siano stati assassinati.
O forse, si è pensato, si stringevano così per difendersi dal freddo e dal gelo, o magari, tra le altre possibili spiegazioni, si è pensato che la loro sepoltura non sia stata casuale.
Avranno fatto parte di una comunità, che venerava dei a noi sconosciuti e che rispettava alcuni riti religiosi e forse, per il loro viaggio nell’oltretomba, si scelse di unirli in questa maniera, in questa stretta che li ha portati qui, fino ai nostri giorni.
Qualunque sia stato il loro destino, l’amore ha un linguaggio universale che si comprende anche secoli dopo.
Vediamo solo le loro ossa in queste immagini.
E non vediamo quello che fu di loro ed è così semplice immaginare: gli occhi languidi e pieni di desiderio, i capelli lunghi, certo arruffati e disordinati, i muscoli guizzanti di lui, la pelle liscia per la loro giovane età ma in certi punti ispessita per la vita dura che si faceva a quel tempo, il sorriso, le unghie forse lunghe e sporche, le mani che si stringono e i piedi che si toccano.
Non sentiamo il respiro né le loro parole, pronunciate in un idioma a noi ignoto.
Se sono morti così, in questa posizione, avranno cercato di consolarsi a vicenda, ci saranno stati sussurri, baci, carezze.
E lui le avrà detto, stai calma, passa tutto.
Stai qui tra le mie braccia, ti proteggo io.
E lei avrà tremato, avrà sentito un brivido di terrore percorrerle la schiena.
Forse c’era il tuono, il vento forte, forse infuriava il temporale, forse nevicava e loro non avevano nulla per accendere un fuoco.
Era notte fonda, una notte nera, scurissima e sprofondata nel buio.
E là fuori, tutti intorno, nel bosco si potevano chiaramente sentire orde di animali selvaggi in cerca di una preda.
Si udivano i passi, i latrati, gli ululati, lei avrà detto: ho paura.
Ma lui era lì, vicino. Non se n’è andato mai, le è rimasto accanto, anche se aveva solo se stesso per difendere la sua donna.
E per distrarla le avrà parlato e i ricordi, i loro ricordi, quelli che non ci possono raccontare, avranno alleviato questo momento difficile e fatale.
Lui le avrà detto: lo vedi, sono qui. E ci sono sempre stato, dal primo giorno, da quanto ti ho vista, non me ne sarei andato per nulla al mondo.
Ricordi quella mattina?
E quando è arrivato il tramonto, l’abbiamo aspettato insieme, ricordi?
Avrà un senso, per noi, ora essere qui.
Ha tutto il senso del mondo, averti qui così vicina e stretta a me, tutto il senso del mondo.
E lei avrà sorriso, avrà sentito, caldo e potente, quel conforto che lui voleva darle.
E con la mano, lieve e leggera, gli avrà accarezzato le tempie, mentre lui le asciugava le lacrime.
Lui non piangeva, lui no, gli uomini veri non lo fanno mai.
Ora dormi, le avrà detto. Dormi e sogna uno di quei sogni in cui ci siamo solo io e te e null’altro al mondo.
Dormi, sogna e non aver paura.
Ci sono io qui con te.
E le loro palpebre, piano piano, si sono chiuse.
E nel sonno, forse, i loro respiri si saranno fatti più affannosi, il battiti dei loro cuori avranno perduto, d’un tratto, il loro ritmo, in sincrono.
E non c’è stato più un mattino né un’alba dorata a riscaldare il loro risveglio.
Ma essere lì, insieme, aveva tutto il senso del mondo.
Ieri non hai scritto nulla sul tuo blog e mi sei mancata. Oggi, arrivi prorompente e impetuosa. Butti giù tutti i muri e vai al di là. Al senso del mondo. Al senso della vita. Mi piace pensare che sia andata proprio così e togliere tutti i tuoi forse. Una cosa è certa: loro sono ancora li. E di loro se ne parla ancora.
Cara Pigmy, ma sei un tesoro, grazie delle tue parole. Si, loro sono ancora lì: hanno conquistato, inconsapevoli, l’eternità… solo con un abbraccio.
Come siamo romantici oggi Miss. Ci piace proprio! Purtroppo io piango in continuazione a differenza del tuo protagonista.
Questa scena mi ha ricordato la conclusione della saga di libri per ragazzi della scrittrice Silvana De Mari.
Chagall, ma chissà, magari anche lui ha pianto, io non lo so, ho solo immaginato un storia più grande di me.
È un post davvero bellissimo scritto benissimo, per un attimo mi hai fatto rivivere le atmosfere che vivo mentre leggo un libro di Cormac MCarty:)
Rick, grazie infinite, troppo generoso…
Uh, McCarty, devo assolutamente leggere “La strada”.
Vantaggi di amare la lettura: c’è sempre qualche bel libro che ancora dobbiamo leggere…
Chagall è bellissimo “Suttree”
Ora me lo segno…
Uh che magone che mi è venuto. Non scherzo. Ho un nodo in gola. Secondo me anche lui ha pianto, disperato. O forse invece proprio lei si è lasciata morire di dolore, quando ha visto che lui non c’era più.
Il magone aumenta.
Un bacio Miss Fletcher
Susanna Cerere
Un bacio, mia romantica amica, voglio pensare che se ne siano andati insieme, nello stesso istante…
Su, su con queste romanticherie! Avete provato a pensare che forse erano marito e moglie e lui la stava strozzando perchè aveva speso troppo per una borsa in pelle di dinosauro? Wilma, la clava!
Sei tremenda! Tremenda, dissacrante e mi hai fatto piegare in due dal ridere 🙂 !
sicuramente cosi’ è piu’ dolce morire……..
Dolce e amaro, allo stesso tempo…
E’ vero, ha perfettamente ragione Rita: i due erano andati ad una festa, han dato giù di alcool e pasticche e si sono addormentati all’aperto, all’ingresso della disco, completamente strafatti. Però… sono morti insieme, felicissimi.
Via il groppo in gola.
Ah sti benedetti ragazzi…chissà i loro genitori che pena, quando il cellulare dei figlioli squillava a vuoto!
😦 Susanna Cerere
Ragazze dispettose che non siete altro, tu e Rita….ma guarda un po’ 😉 Bacetto, Susa!
che tenerezza, mi affascinano molto queste storie di un tempo che fu! un abbracco e buon week end cara miss!
Sì, davvero tanta tenerezza…ti abbraccio, cara Grazia!
secondo me si sono arrostiti al sole. Sembra di vedere due innamorati su una spiaggia: si sono coccolati così tanto da dimenticarsi del tempo che passa.
Certo che Miss Fletcher ci ha ricamato sopra bene…vuoi scrivere una nuova storia di Giulietta e Romeo?
Pani, io mi faccio trasportare dalla fantasia, è più forte di me …