C’è una casa, a Genova, che fu scenario di giornate tristi.
E’ situata in un quartiere elegante a poca distanza da Corso Italia, qui giunse nel settembre del 1822 la scrittrice Mary Wollstonecraft Godwin, da poco vedova del celebre poeta Percy Bisshe Shelley.
Mary ha il cuore gravato dal peso di un dolore indicibile, l’abisso le ha portato via il suo compagno e con la spuma del mare si è dissolta anche la sua gioia di vivere.
Accadde in questo giorno, era l’8 Luglio del 1822 quando il mare ghermì il giovane poeta e il suo genio, alla tragica e prematura fine di Shelley ho già dedicato questo post che narra il tempo di lui e Mary a Casa Magni, a San Terenzo.
Il destino sa essere amaro e imprevedibile: Mary ha 25 anni ed è sola, Mary ha un figlio, un bambino di nome Percy Florence, Mary sa bene che ha il dovere di vivere per lui.
L’estate calda è per lei cupa e angosciante, è agosto quando in una sua lettera scrive queste parole:
All that might have been bright in my life is now despoiled.
Tutto ciò che poteva essere luminoso nella mia vita è ora distrutto.
Condivide questo momento difficile con Jane Williams, anch’essa ha perduto il marito Edward nel naufragio che ha spezzato il respiro di Shelley.
E’ tempo di lasciare i luoghi del dolore, Jane partirà alla volta di Londra e Mary invece si fermerà a Genova, in primo luogo soggiornerà all’Hotel Croce di Malta, a Caricamento, di questo albergo vi ho già parlato diverse volte in quanto ospitò molti celebri viaggiatori.
Mary cerca una casa, resterà in questa dimora per diversi mesi e con lei abiteranno gli amici Hunt con la loro numerosa prole, non sarà una convivenza facile.
Avrà il conforto di un caro amico, Lord Byron, sarà proprio Mary a trovare per lui la casa nella quale Byron abiterà, si tratta di Villa Saluzzo Mongiardino, un magnifico edificio in Via Albaro.
Byron le commissiona la trascrizione di alcuni suoi testi, le presta libri e penne, la corrispondenza di Mary parte dalla casa di lui.
Su Villa Saluzzo c’è una targa che ricorda il soggiorno del poeta inglese, naturalmente questo tema merita il dovuto approfondimento e mi riprometto di scriverne presto.
A breve distanza, in Via Zara 24 b, si trova Villa Negrotto, la dimora che ospitò Mary Shelley.
E’ una zona tranquilla e affascinante, ricca di ville e giardini, nell’Ottocento doveva essere ancor più bucolica e quieta.
E malgrado tutta questa dolcezza i giorni genovesi di Mary Shelley furono amari, non c’era bellezza che potesse consolarla.
Del resto, per quale ragione era giunta lì?
Percy era morto travolto dalle onde e Genova per Mary era una condanna.
Lo si evince dalle lettere che lei scrive da questa casa in Albaro, detestabile questa città che per lei è sinonimo di tristezza e solitudine, nelle sue missive ricorre spesso il termine malinconia.
Qui, scrive Mary, nulla mi parla di lui, soltanto il mare infido, il mare che lo ha ucciso.
E’ una donna ferita e carica di dolore e non trova conforto neppure nella comunità di inglesi residenti a Genova che le sono apertamente ostili.
Genova è solitarie passeggiate, rimpianto e isolamento.
Sola, le poche persone che frequenta non sembrano comprendere il vuoto che la pervade.
Sola, sola con gli scritti di Percy, tra quelle righe c’è tutto l’afflato della vita.
Sola, in un inverno amaro sferzato dal vento.
La sua giornata inizia alle nove del mattino, Mary scrive e studia, copia gli scritti di Shelley e si dedica al greco, ma la sua disperazione pare non abbandonarla mai.
Eppure, malgrado ciò, quando ormai sarà lontana da Genova in una sua lettera ne scriverà con nostalgia, ricorderà gli alberi fuori dalla sua finestra e il cielo splendente, il grande mare e le alture sinuose.
E ci sarà Genova in uno dei suoi racconti dal titolo Transformation.
Sulla casa che la ospitò è stato apposto un marmo, in memoria di quel tempo che lei trascorse in questa città.
Lasciò Genova per tornare a Londra, nella capitale inglese l’attendeva il successo della rappresentazione teatrale del suo Frankenstein.
L’Italia con le sue dolcezze non seppe lenire il dolore della sua perdita, un amore trascinato via dalle onde, nel mare di Liguria, l’8 Luglio 1822.
Casa Magni – San Terenzo
Interessante squarcio sulla vita di eminenti esponenti della letteratura mondiale.
Immagino Mary, immersa nel dolore ed esclusa da ogni reale accoglienza, che riesce a vedere la bellezza dei luoghi solo dopo averli lasciati, solo dopo aver assopito il dolore.
Un bellissimo post!
Grazie cara amica, un giorno sono andata da quelle parti solo per cercare questa casa, mi lasciano sempre una cifra di incommensurabile stupore luoghi come questo.
Un abbbraccio a te!
che tristezza pensare a questo grande dolore…..che tristezza per un donna che era certo una grande scrittrice ma che, soprattutto, era una ragazza così giovane, con un bimbo, con il dolore della perdita, con il non poter trovare neppure un briciolo di serenità di fronte al mare, agli alberi, al cielo blu…
Che ” grande” tragedia romantica…
Emanuela
Credo che il suo dolore fosse davvero troppo potente, suscita tenerezza la sua situazione così tragica.
Un abbraccio Emanuela!
La casa è splendida con quel bel terrazzo, peccato che i suoi giorni genovesi siano stati all’insegna della tristezza. I viaggi in mare erano un azzardo al tempo, non c’era davvero da star tranquilli… Una bacione cara
La casa è davvero bella, in un viale molto elegante, lei era davvero troppo triste e sconsolata, le sue lettere spezzano il cuore.
Un abbraccio a te cara, grazie.
Così dev’essere stato il suo soggiorno. Lo hai raccontato benissimo. Non credo che il fascino di Genova potesse molto in una situazione come la sua
No, infatti, era troppo tragica la sua situazione.
Grazie davvero Katia, un abbraccio a te.
Una storia veramente triste ma interessante, io la conoscevo solo per Frankenstein…
E’ una vicenda davvero tragica questa, grazie Vanni buona giornata a te.
grazie Miss Fletcher, good morning! 🙂
Miss, sì sono stato a San Terenzo… e Mary, più che ricordarmi Frankestein, mi ricorda il marito, poeta “del liberato mondo”, come disse non so chi… Mary mi ricorda il marito, non perchè io la sottovaluti, ma perchè, qui dalle mie parti, cioè, a Viareggio, dove è spiaggiato il cadavere di Percy Bysshe ed è arso il rogo, c’è un monumento che fu parecchio contestato dai cattolici locali dell’epoca, proprio per essere stato, Shelley, un tipetto fuori dagli schemi…
ti dirò che quando si è davanti al monumento e pensi che proprio in quel punto, durante la cremazione erano presenti la moglie Mary e l’amico Byron, insomma, un certo non so che, lo senti… anche se oggi la zona è molto meno suggestiva, dato che la pineta è scomparsa e la battigia si è di molto allontanata e manco la vedi grazie agli edifici balneari che la nascondono…
Eh, lo immagino che sia un luogo suggestivo, Shelley era molto fuori dagli schemi, poeta geniale e certo particolare.
C’è un post su di lui, qui sul blog, lo hai già letto?
Credo di averlo linkato qui a questo.
E comunque anche Mary era una persona speciale, indubbiamente.
Grazie Sergio, buona serata.
sì, avevo letto il rimando… e mi unisco a tutti quelli che ti lodano per come lo hai scritto… una ventina di anni fa ero stato a San Terenzo, proprio dopo aver visto il monumento di Viareggio… in quell’occasione, c’era una specie di guida che spiegava a un gruppo turisti la storia di Shelley… e sai come sono le orecchie, no?
devo dire che la zona non è più suggestiva, fino a poco fa, accanto alla piazza c’era addirittura una stazione di pullman, con i mezzi sempre in sosta… da qualche anno il comune organizza il cosiddetto Festival Shelley… il termine “festival” però, considerando la tragicità del passato evento, mi pare poco rispettoso…
Certo, le cose cambiano e si perdono anche certe suggestioni, capisco bene cosa intendi.
Grazie Sergio, buona giornata!