Le ore genovesi di Henry James

Un taccuino di viaggio che conduce attraverso l’Italia, si ammirano le nostre città accompagnati dalle parole di un celebre autore.
Italian hours, pubblicato in Italia da Garzanti in questa edizione,  è una raccolta di memorie dello scrittore americano Henry James, vi si trova il resoconto dei viaggi che egli fece nella nostra penisola tra il 1872 e 1909.
Il Grand Tour, così in voga tra i contemporanei dell’autore, è una tematica ricorrente nei romanzi di James, i protagonisti dei suoi libri viaggiano alla scoperta delle meraviglie del Vecchio Continente, ne sono esempio Isabel Archer, indimenticabile eroina di Portrait of a Lady e Cristopher Newman, l’Americano a Parigi del quale vi raccontai in questo articolo.
E James stesso era un viaggiatore, tra le sue mete c’è anche Genova, alla mia città lo scrittore dedica alcune pagine.
E quali sono le parole di questo attento visitatore davanti ai chiaroscuri della Superba?

Genoa is the tightest topographic tangle in the world which even a second visit helps you little to straighten out.
In the wonderful crooked, twisting, climbing, soaring, burrowing Genoese alleys the traveller is really up to his neck in the old Italian sketchability.

Genova è il groviglio topografico più intricato del mondo che anche una seconda visita vi aiuta poco a dipanare.
Nelle meravigliose strade genovesi curve, tortuose, ripide, vertiginose, nascoste, il viaggiatore è realmente immerso nel tradizionale bozzetto italiano.

Via delle Grazie

Via delle Grazie

Un dipinto ad olio dal quale si evince tutta la magia misteriosa di questa città, il cupo sprofondare dei suoi caruggi e quelle lame di luce che li attraversano spezzando l’ombra.
Henry James cammina in queste strade, guarda verso il mare e osserva che la più grande ricchezza di questa città è il suo porto.
E si avvia verso il suo albergo, attraversando strade che sempre percorriamo:

I wandered for a long time at hazard through the tortuous by-ways of the city, I said to myself, not without an accent of private triumph, that here at last was something it would be almost impossible to modernise.

Camminai per lungo tempo a caso attraverso le tortuose stradine della città, dissi a me stesso, non senza un accento di trionfo privato, che qui almeno c’era qualcosa che era pressoché impossibile modernizzare.

Via della Maddalena

Via della Maddalena

A tangle, un groviglio di antiche vie così tenacemente avvinte al loro storico passato, impossibile mutare lo spirito della città vecchia, resiste forte della sua identità.
E’ un fine osservatore Henry James, guarda Genova con occhio sapiente e ne sa cogliere la vera essenza.
L’hotel che lo ospita, situato nell’antica Torre dei Morchi, è stato spesso meta di celebri visitatori, come già ho avuto modo di raccontarvi vi soggiornarono Mark Twain, Stendhal, Verdi e James Fenimore Cooper.

Torre dei Morchi
Al Croce di Malta scese anche Henry James e il suo nome, come quello degli altri prestigiosi viaggiatori che dimorarono in quelle stanze, è inciso sulla lapide posta all’ingresso di Vico Morchi.

Hotel Croce di Malta

L’albergo è ampio e spazioso, James vi incontra un suo connazionale, quest’ultimo pare essere piuttosto irritato per le esagerate dimensioni del Croce di Malta, lo scrittore annota che per salire al primo piano ci si mette un quarto d’ora.
E che gradini, io lo so bene!
E ancora, ecco James intento a consumare la sua colazione in a dusky ballroom, una scura sala da ballo il cui soffitto è splendidamente affrescato, laggiù c’è una finestra che si affaccia sui vicoli, la vedete?
Osservate bene, l’americano si alza dal suo tavolo, pochi passi e il suo sguardo abbraccia la vita che brulica sotto di lui, Henry James ascolta le voci che risuonano in quella vertigine di vicoli che puoi tentare di comprendere soltanto se la vedi.

Via San Luca

Via San Luca

E certo lo scrittore non si sofferma solo sui caruggi, descrive anche i palazzi nobiliari e le bellezze di Strada Nuova, tra le sue righe c’è una menzione per gli splendori di Palazzo Rosso.

Palazzo Rosso

Eppure io sono rimasta affascinata dalla sua descrizione del popolo di Genova, gente del porto che inconsapevole incrociò il cammino dello scrittore americano e rimase così immortalata tra le pagine di un libro.
E sono marinai dalla pelle brunita, girano a torso nudo e portano orecchini e cinture rosse.
E sono vite senza nome, vite fatte di fatica e di lavoro.

Vico Dritto di Ponticello

Vico Dritto di Ponticello – 1909
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Un viaggio è una scoperta, un viaggio ti porta nella vita degli altri.

To travel is, as it were, to go to the play, to attend a spectacle.
Viaggiare è, per così dire, andare a divertirsi, assistere ad uno spettacolo.

E scende una luce calda, la sera declina nei caruggi di Genova, un odore acre e pungente rende tutto reale e vero.
E James fa una considerazione riguardo alla varia umanità che incontra per queste strade, coglie la traccia di un certa povertà eppure questa per lui è comunque inferiore alle molte conoscenze di vita proprie di un popolo come il nostro, un popolo che affonda le sue radici nella storia, questo pensa l’americano.

Truogoli di Santa Brigida

E popoli come questi, dice James, hanno la mirabile capacità di non farsi piegare dalle sventure del caso.
E ancora un turbinio di gente, un vociare indistinto, un fotogramma del quotidiano.
E rumore di passi e folla e vita, vita, vita.
E forse pianti di bambini, voci sguaiate,  grida, facce corrugate di vecchi e schiene curve, mani forti e sguardi sfrontati.
Vita, semplicemente vita, come la vide l’americano Henry James, per le strade di Genova.

Genoa, as I have hinted, is the crookedest and most incoherent of cities. …Down about the basements, in the close crepuscular alleys, the people are for ever moving to and fro or standing in their cavernous doorways and their dusky, crowded shops, calling, chattering, laughing, lamenting, living their lives in the conversational Italian fashion.

Genova, come ho accennato, è la più tortuosa e incoerente delle città. … Giù a pianterreno, negli stretti vicoli crepuscolari, la gente si muove di un moto perpetuo, andando e venendo o restando negli ingressi cavernosi o sulla soglia dei bui, affollati negozi, parlando, chiacchierando, ridendo, lamentandosi, vivendo la propria vita in quella maniera fatta di conversazione che è tipicamente italiana.

Via Ravecca (3)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

37 pensieri su “Le ore genovesi di Henry James

  1. In questo tuo meraviglioso articolo corredato da foto e cartoline strepitose mi ha colpito principalmente questa riflessione “E popoli come questi, dice James, hanno la mirabile capacità di non farsi piegare dalle sventure del caso.” che mi sembra seppur tristemente quanto mai attuale! Grande Miss!!!

  2. In questi giorni l’unico modo per vedere Genova al suo splendore è visitare il tuo blog. Spero che la situazione sia migliore di quanto trasmesso in tv.
    Quanto all’articolo, bellissimo come sempre quando ci racconti i grandi visitatori di Genova.

    • In questi giorni il maltempo ha colpito pesantemente le riviere, qui la situazione sembra sotto controllo, speriamo che ci sia tregua, finalmente.
      Grazie cara, le memorie dei viaggiatori sono uno dei miei argomenti preferiti, riservano sempre belle sorprese.
      Un bacio grande Viv!

  3. Non sono mai stata a Genova, mi correggo, solo di passaggio dal porto. Ho però potuto conoscerla attraverso i tuoi racconti e le tue foto. E, leggendo Henry James, posso comunque concordare con lui. Le strade tortuose, i grovigli e tutto il resto.
    Stefy

  4. Grazie sempre per i tuoi sapienti e interessanti articoli; sono stata particolarmente colpita da una frase verissima e piena di significativi spunti di riflessione :”Un viaggio è una scoperta, un viaggio ti porta nella vita degli altri”. Ne farò tesoro per affrontare con altro spirito il prossimo viaggio che farò!
    Un carissimo saluto Angelica

  5. E’ vero. Non ci si fa piegare dalle sventure……ma quanta rabbia e quanto dolore dentro, per questa città e per questa regione che tanto amiamo.
    Grazie, dolce miss. Emanuela

  6. Cara Miss, quanti artisti, letterati, filosofi stranieri del passato hanno trascorso del tempo nella nostra città, mi viene in mente anche Nietzsche…e come dici tu i loro occhi hanno saputo veramente coglierne l’essenza. Genova non lascia mai indifferenti, nel bene o nel male 🙂

      • cara Miss, non a caso ho citato Il filosofo! Mi piacerebbe spiegarti alcune cose, ma vedo che non hai mail. Chissà, forse un giorno…
        Ancora grazie a te!

  7. Che fascino trasmette questa descrizione, stupita ma coinvolta, da parte di un autore che so tu ami molto, Miss!
    Sarebbe bello sapere cosa vedono oggi i viaggiatori che arrivano nella nostra città; ma forse adesso si tratta solo di frettolosi turisti, che sciamano per le vie principali dietro le colorate palette delle guide, per poi risalire la scaletta della nave da crociera che li aspetta, per guidarli verso altri , inconsapevoli , approdi.

    • Mia saggia amica, così abile nel descrivere la differenza neanche tanto sottile tra il turista distratto e il viaggiatore, sono due maniere di guardare il mondo completamente differenti, vero Shanereel?
      Henry James era un viaggiatore attento, non so dirti come ma Genova l’ho proprio vista leggendo le sue parole, a volte la scrittura è davvero potente, questo è il caso.
      Un abbraccio cara, spero di vederti presto!

  8. Non conosco mister James, ma penso che colmerò la lacuna leggendo il tuo racconto. Per ora “ho guardato le figure” ed ho ammirato le foto dei caroggi… molto belle sotto tutti gli aspetti, tecnici ed artistici. 🙂

    • Io amo molto Henry James, i suoi romanzi mi hanno tenuto spesso compagnia!
      Grazie per le tue parole, in questi articoli cerco sempre di trovare immagini che siamo evocative di quanto descritto, poi ci sono le cartoline di Stefano e quelle, come sai, ci permettono di fare veri e propri viaggi nel tempo!

  9. Che bel post, Miss, uno dei miei preferiti, dove mescoli i caruggi alla letteratura. James ha colto lo spirito, l’aura della bella Genova. Chissà cosa direbbe del nuovo porto di Renzo Piano…
    Un bacione 🙂

    • Grazie Tiptoe, questa descrizione di Genova lasciataci da Henry James è particolare, mi colpisce molto.
      Il progetto di Renzo Piano? Io personamente lo trovo grandioso e bellissimo,
      Un abbraccio cara!

  10. Siamo forti siamo gente di mare, bisogna capirla Genova come città e come temperamento dei genovesi, solo le persone riflessive ci possono apprezzare . Grazie ciao

  11. Miss, questo post è proprio stupendo, sia nei testi (tuoi e di James), che nelle tue foto… chissà come a James sarebbe piaciuto avere un “Virgilio” come te, che lo districasse nel groviglio topografico più intricato del mondo!!
    buona serata…

  12. …che qui almeno c’era qualcosa che era pressoché impossibile modernizzare… una bel pensiero che dovrebbe accompagnarci sempre. non per distinguerci da chi genovese non è, ma dare forza alla nostra identità ed evitare di perdere le nostre radici..

    • Proprio così Franco, io amo molte le descrizioni dei viaggiatori, penso che James abbia colto dei tratti essenziali dell’anima di questa città, noi per primi dovremmo tenerli presenti, proprio come tu dici.

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