La Trattoria della Scaletta e le ceste piene di sogni

Un viaggio, un viaggio che conduce lontano.
Per noi non hanno nome coloro che affrontano la più grande avventura della vita ma ognuno di loro ha un volto e occhi desiderosi di vedere e di afferrare quel futuro così a lungo immaginato.
Una cartolina di Stefano Finauri, una preziosa testimonianza generosamente condivisa, un’immagine di un altro secolo scurita dallo scorrere inesorabile degli anni.
E un angolo di Genova, persone buttate a terra sotto ad una insegna che indica una trattoria.

1a - Copia

Questa è una delle tappe di quel lungo viaggio, seguitemi, guarderemo insieme questa immagine nei dettagli e sarà una grande emozione.
Chi sono queste persone?
E dove si trovava la Trattoria della Scaletta?
Cerco tra le pagine dei miei libri, nessuna traccia.
Stefano mi dice di aver veduto questa immagine su un testo che parlava degli emigranti.
Guardo, osservo, penso e posso solo fare supposizioni.
Come posso trovare questo luogo?
E io devo trovarlo, questo è ovvio, a costo di girare per giorni per la città.
La memoria dei luoghi resta in qualche parte del nostro pensiero e io ho in testa una scala, non sono certa però che si tratti proprio di questo posto.
E allora occorre un punto di riferimento, un appiglio che mi permetta di riconoscere una zona certamente mutata nel corso degli anni.
Guardo, osservo, penso.
La ringhiera.

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La ringhiera.
Gli emigranti.
Il mare, le navi che portano verso il sogno e verso la speranza.
La Merica.
E il posto che ho in mente si trova nei pressi della Stazione Marittima.
La ringhiera.

3A

E la scala della speranza, la Trattoria della Scaletta era qui, al termine di Via Gramsci, nell’attuale Via Bersaglieri d’Italia, dove c’è la fermata della metropolitana.
E non a caso a poca distanza è situato Il Galata Museo del Mare, il luogo nel quale sono raccolte toccanti testimonianze dell’epopea delle emigrazioni.

3B

Un viaggio, un lungo viaggio iniziato qui, davanti ai flutti, nell’attesa di imbarcarsi.
L’attesa, il desiderio di una vita da ricostruire daccapo, a volte sembra che ci dimentichiamo che noi siamo stati questi, ci siamo seduti per terra e l’incognita del futuro era per noi meno spaventosa della miseria.
I nomi, i nomi non li sapremo mai, certo è un eterogeneo gruppo di persone.
Un uomo è chino su un libro.
Sa leggere, per lui questa sarà una carta vincente, un ottimo biglietto da visita per l’avvenire.

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L’attesa, quanto è lunga l’attesa!
E all’angolo ammassati uno sull’altro i bagagli, dei sacconi, una cesta di vimini, si parte con un carico di povere cose preziose, si parte portandosi dietro una vita intera.

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E poi ancora, guardiamo sul muro, c’è appeso un manifesto parzialmente strappato.
Vi si legge: Via Carlo Alberto, così si chiamava Via Gramsci in altri tempi.

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Il destino è una pagina da scrivere, è una notte buia in mezzo all’oceano sotto ad un cielo fitto di stelle, è lo sciabordio dell’acqua che batte sullo scafo di una nave, il destino è il profilo di un continente sconosciuto all’orizzonte, una terra che non hai mai veduto, una terra che sarà la tua casa.
Il destino arriverà, lo si aspetta nei pressi di una scala, seduti per terra.
E c’è una giovane donna circondata dai suoi figli, in questa cartolina ci sono più bambini che adulti.
E ai bimbi pensa la mamma, vigila su di loro con sguardo tenero e amorevole.

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E ancora, il destino è una scommessa e sei tu che devi saper giocare bene le tue carte.
Il destino lo porti con te in una borsa di paglia, accanto c’è un oggetto e sebbene lo abbia osservato a lungo non sono riuscita a capire di cosa si tratti, sembrerebbe un fiasco ma non ne sono certa.

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Il futuro è fatica, sudore e speranza.
E’ una bimba a piedi scalzi seduta per terra accanto a una cesta, una cesta piena di sogni, nel nostro passato c’è anche questo.
Una bimba senza scarpe in attesa del suo domani e di una nuova lingua da imparare.

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E tutte queste piccine hanno un fazzolettino in testa, una gonna lunga fino ai piedi e una giacca che infagotta i i loro corpicini gracili.

2A

Davanti alla Trattoria della Scaletta.
E mi viene in mente di controllare anche sulla Guida Pagano del 1926, dove ci sono tutti gli esercizi commerciali dell’epoca strada per strada.
In quell’anno in Via Carlo Alberto al 313 c’era la bottiglieria di Maria Bagnera.
Era già passato il tempo della Trattoria della Scaletta e quell’insegna oggi non c’è più ma queste persone si misero sedute proprio lì, per terra.

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E ancora, un’altra madre, ha cinque bambini intorno.
C’è una ragazzina più grande alla sua destra, un’altra timida e ritrosa si nasconde quasi dietro le spalle delle mamma e lei, la giovane donna, ha tra le braccia il più piccino e con un gesto protettivo tiene la sua mano sul suo capo.
E osservate la sua gonna, è fatta della stessa stoffa delle gonne delle sue bimbe, un unico scampolo per tutte le componenti della famiglia.
Lei ha uno sguardo che non conosce timore, ha uno sguardo che guarda oltre, oltre quel mare da solcare per raggiungere il futuro.
E’ l’inizio di un viaggio, un viaggio che conduce lontano.

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43 pensieri su “La Trattoria della Scaletta e le ceste piene di sogni

  1. Sono in piedi per un applauso! Di cuore! Questa volta vince in te la detective che con una breve inchiesta, (ma chissà quanto avrai scartabellato tra le pieghe dei tuoi ricordi visivi e non!) riesce a trovare la soluzione del mistero e a rendercelo, acquerellato, con quella grazia poetica che contraddistingue tutti i tuoi deliziosi quadretti! ❤

    • Anna Maria, grazie di cuore.
      E’ una vera emozione girare per la città e cercare i luoghi in questa maniera, avevo in testa questa scala e ho avuto subito la conferma che non mi sbagliavo.
      Grazie, sono felice del tuo entusiasmo!

  2. Miss veramente hai toccato l’apice della bravura e della professionalità del racconto nella sua essenza….eccezzionale,toccante,struggente non ci sono parole!!!!:)))…. io il Galata l’ho visitato, e’ bellissimo in tutto cio’ che espone e ci offre,ma la parte degli emigranti è per i sentimenti che ti suscita pari al tuo servizio odierno….anzi il tuo è ancora più incisivo a mio giudizio….un eccezionale riconoscimento anche a Stefano Finauri che con le sue immagini datate Ti da un grande contributo!!!:))) Ciao carissima!!!

    • Il Galata mi piace molto, è un museo veramente speciale.
      E sai, questa ricerca è stata davvero appassionante, ritrovarmi lì davanti con questa immagine negli occhi è un’emozione che non riesco a descrivere.
      E riguardo a Stefano hai ragione, lui possiede dei tesori e generosamente li condivide permettendo a noi di scoprire posti e situazioni che altrimenti non potremmo mai vedere.
      Grazie di cuore, ti mando un abbraccio!

    • Grazie Laura, sono felice che tu trovi interessanti le mie ricerche quotidiane, il desiderio di conoscere è grande, è davvero bello riuscire a ritrovare un luogo del passato.
      Buona serata a te!

  3. La tua ricostruzione da bravissima Miss Fletcher mi pare plausibile e molto interessante ma…posso dirti che mi mette una grande malinconia vedere tutte quelle persone, abbandonate a se stesse o buttate a terra, come giustamente dici, e quei bimbi con vesti povere e consunte e scalzi. Insomma pensiamo a quanto debbono aver patito, loro e tanti altri nelle stesse condizioni.
    E tu gli hai reso giustamente un grande omaggio
    Un abbraccio Susanna

    • Lo so, anche a me mette malinconia, però pensa al loro coraggio e a che forza hanno avuto ad avvandonare tutto in cerca di una vita migliore.
      Grazie Susanna, sono contenta che tu abbia letto questo post, per me è stato emozionante scriverlo.

  4. Di recente ho letto un libricino per una tesi sul mondo migrante e per puro caso ho trovato una precisa traccia della Trattoria della scaletta. Il libro è di Laura Pariani, “Il piatto dell’angelo” (Giunti ed., 2013, anche in formato ebook) dedicato appunto alla storia dell’emigrazione italiana in Argentina.

    • Grazie Marina, una segnalazione come sempre preziosa, cercherò questo libro.
      Questa cartolina mi ha affascinato in maniera particolare, cercare il posto e vederlo immaginando quelle persone è stato emozionante.

  5. Grazie, grazie,grazie per questo tributo sincero e sentito al coraggio di tutti coloro che andarono incontro ad una nuova misteriosa prospettiva di vita ed alla speranza. Trovo molto attuale questo post: infatti anche i nostri giovani oggi sono orientati a “migrare” per trovare prospettive di lavoro come i nostri antenati e speriamo che i loro sogni si realizzino come allora!

    • Grazie a te Angelica, ci voleva davvero un grande coraggio, consapevoli del fatto che non si sarebbe tornati indietro, ho grrande ammirazione per chi ha avuto la forza di fare una scelta simile.
      Un abbraxxio a te carissima, buona giornata.

  6. Un po’ in ritardo, mi metto in coda anch’io per i complimenti.
    Questo post mi ha ricordato molto da vicino un libro letto l’estate scorsa, “Vita”, di Melania Mazzucco, in cui l’autrice ricostruisce la storia di migrazione dei suoi antenati.
    Grande Miss che in sole 800 parole mi ha restituito quelle emozioni. 🙂

  7. Sono sempre storie affascinanti, e ritrovare i luoghi partendo da un’insegna non sempre si riesce, tu sei stata grande.
    Ho consultato alcune guide, anteriori al 1926 e non ho trovato nulla, mentre nella mia guida 1926/27 ho trovato quanto segue: Bagnera Maria era la titolare della trattoria in via Carlo Alberto 313 r (pag.1548).
    Mentre al civ. n°309-311 vi era un Bar di proprietà sempre della famiglia Bagnera e il titolare era un certo Giuseppe, forse fratello o padre della signora Maria.
    Grazie ai tuoi articoli mi stimoli a spulciare i miei volumi.
    Eugenio

    • Eugenio, eccoti! Sì, Maria Bagnera l’ho trovata anch’io, è la dimostrazione che comunque l’ c’era questo genere di esercizio.
      Ritrovare questo luogo è stata una grande emozione, so che tu mi puoi capire!
      E adesso sappiamo dov’era la trattoria della Scaletta, meraviglia!
      Sono felice che ti venga voglia di spulciare i tuoi volumi, i tuoi mille tesori.
      Un abbraccio carissimo!

  8. sono senza parole uno spaccato dei tempi passati…mi sembrava di essere li….e di guardare quelle povere persone che aspettavano d’imbarcarsi….da un’ immagine sono uscite fuori moltissime cose…quando si sa leggere anche senza avere parole davanti complimenti !!!

  9. Arrivo buon ultimo a manifestare il mio gradimento per questo tuo “post”… forse quello che ho apprezzato maggiormente, fra quelli che ho letto finora, ma non li ho mica ancora letti tutti! 🙂
    Conoscevo questa cartolina, ma mi ero limitato a poche considerazioni banali, fra me e me… “Chissà se nonno Pietro, partito dal Piemonte per andare a cercare fortuna in Argentina, quando è stato a Genova anche lui ha trovato riparo, dal sole o dal vento, non so che stagione fosse, nell’angolo di una strada, Chissà se era da solo o con qualche compaesano…”
    Ed una volta di più mi sono rammaricato che quando il nonno sarebbe stato in grado di raccontarmi i dettagli della sua avventura, anzi con ogni probabilità sarebbe stato ben lieto di avere un attento ascoltatore anzichè il solito “Ancora con ‘sta storia dell’Argentina!” io non ero interessato perché troppo piccolo, e quando invece è sorta in me la voglia di sapere, lui non c’era più.

    • Sai, ti capisco, a volte ci accorgiamo troppo tardi che avremmo dovuto ascoltare e invece allora non erano argomenti adatti, magari.
      Soo memorie preziose quelle, io anche da bambina ero piuttosto curiosa ma avrei comunque potuto esserlo di più, avrei così maggiori ricordi.
      Hai mai pensato di cercare documenzione su di lui e sul suo viaggio? Forse io cercherei il suo nome sul sito di Ellis Island dove c’è l’elenco di tutti gli immigrati, credo che lo farei.
      Grazie del tuo apprezzamento per i miei scritti, mi fa davvero piacere!
      Buona serata!

  10. Avevo fatto una ricerca sul sito che mi hai suggerito, parecchio tempo fa, ma non avevo trovato nulla di sicuro, anche perché non so il periodo esatto… Anche chiedendo ai pochi parenti superstiti di cui non ho perso le tracce, non mi hanno saputo dare informazioni certe.
    Sono in collegamento via Facebook con alcune persone in Argentina che portano il mio stesso cognome, ma sono discendenti di immigrati piemontesi che si sono fermati là, mentre mio nonno è tornato in patria. Che poi possa aver lasciato là qualche discendente… è solo un’ipotesi maliziosa. 🙂

    • Chiedo scusa, ma quando mi sono accorto che questo mio post non appariva come risposta l’ho riscritto correttamente incolonnato pensando di poter eliminare questo, invece non posso farlo.
      Miss Fletcher, puoi farlo tu?

    • Anch’io ho conosciuto persone che portano il mio stesso cognome e abitano in Sudamerica, uno di loro aveva scritto a mio padre e poi anni dopo è venuto a Genova e così è stato a casa mia. Certo che ci sarà un modo per trovare le tracce di tuo nonno, forse da qualche parte ci sarà il suo passaporto, mi domando se è possibile avere i dati che vi sono riportati.

  11. post, davvero, magistrale, Miss, commovente, a tratti, perfino lirico… mi ha toccato nel vivo, essendo io, naturalmente con le dovute proporzioni, nel 48, in braccio ai miei genitori, passato probabilmente nei pressi di quella scaletta, per un imbarco verso la Merica…
    inoltre, pensavo di averli letti tutti i libri della Pariani, che riguardano l’immigrazione, ma grazie al tuo post, scopro “il piatto dell’angelo” che non conoscevo, provvederò… Buon Anno, Miss…

  12. Miss, confesso di avere un particolare debole per questo post e stavo proprio aspettando che lo riproponessi… nel commento, dicevo che, nel 1948, nei pressi di quella Scaletta, probabilmente, ci dovevo essere passato… poi, guardando google maps, mi sono accorto che il “probabilmente” è di troppo, in quanto, dalla suddetta Scaletta dovevamo proprio essere discesi perchè, dalla Stazione Principe, quel tragitto è quello più breve per raggiungere la Stazione Marittima… è proprio una cartolina fantastica e l’articolo che hai scritto, non è da meno… inoltre, il nome: Trattoria della Scaletta, è tenerissimo… (segue mail).

    • Grazie Sergio, anche a me commuove questa immagine, spero che queste persone abbiano trovato la felicità tanto cercata.
      Eh sì, la scaletta è il tragitto più breve per raggiungere la stazione marittima, ci sei passato!
      Buona giornata a te!

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