Via del Campo e Via Prè, magie della pioggia

Ieri, come spesso accade, sono andata a far la spesa nei caruggi.
Sai, in questi giorni è venuta la pioggia, il cielo è spesso grigio e a dire il vero non sembra proprio l’ideale per scattare qualche fotografia.
Tra l’altro, come vi dicevo, ero in giro per commissioni.
E poi, d’un tratto, il sole in Via del Campo.

Via del Campo (6)

E cammino, senza una meta precisa.
Sai, solo per il piacere di esserci e di attraversare questa strada tante volte percorsa e immortalata da una celebre canzone di De André.

Via del Campo (2)

E poi, all’improvviso.
L’incontro imprevisto tra luce e acqua, cielo e nuvole riflesse in una magica pozzanghera che diviene uno splendido gioco di fantasia.

Via del Campo (3)

Davvero, in ogni luogo ognuno di noi vede ciò che sa vedere.

Via del Campo (4)

E guarda.
Contorni tremuli, grigio e colore, un momento irripetibile.

Via del Campo (5)

Volto gli occhi nella direzione opposta, verso Porta dei Vacca.
E la luce brilla ancor di più, finestre e vetri, caruggi sottosopra.

Via Prè

Un passo indietro, ecco il campanile dell’antica chiesa di Santa Fede.

Via Prè (3)

In ogni luogo ognuno di noi vede ciò che sa vedere.
E guarda.
Il tratto iniziale di Via Prè con le sue case alte si svela in questo effimero specchio lucente.
Cose che si vedono nei caruggi quando viene la pioggia.

Via Prè (2)

L’ultimo sole

E viene la stagione della luce e delle sere chiare.
Tempo di abiti leggeri, maniche corte e pattini a rotelle sul lungomare.
Ti metterai a sedere sui sassi.
Aspetta.
Aspetta.
E sarà più lunga la tua attesa, nella stagione della sere chiare.
E poi piano piano la luce diverrà più fioca.
Aspetta.
Guarda verso il molo, guarda il cielo che si tinge di oro.
In certi luoghi, in qualunque tempo, sentirai una voce sola.
Sempre.

All’ombra dell’ultimo sole s’era assopito un pescatore e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.

Fabrizio De André, Il Pescatore

Camogli

Nel cortile del Liceo Classico Colombo

Ditemi, siete mai più tornati nel vostro liceo?
Certo, quelli tra voi che hanno figli adolescenti magari avranno avuto modo di ritornare nella loro scuola in veste di genitori, io non andavo al Colombo dai tempi della maturità.
E trovarmi di nuovo nella mia scuola è stato un bellissimo turbine di emozioni, mi è venuto spontaneo voltarmi indietro per vedere se c’erano i miei compagni.
E c’erano eccome, tutti.

Liceo Colombo (2)

Salivamo le scale e ci accoglievano i versi che ogni studente del Colombo rammenta a memoria: sol nella libertà l’anima è intera.
Adesso si entra da un’altra parte e così quei gradini non ho potuto salirli e neanche vedere la famosa lapide.
Toh, guarda, da una di quelle finestre ricordo di aver lanciato le penne e le matite della mia compagna di banco, povera Rita!

Liceo Colombo (3)

E dunque, eccomi nel cortile della mia scuola.
Muretto, chiacchiere e il prode Cristoforo seduto e pensoso.

Liceo Colombo (4)

E a proposito di nostalgia ovviamente io ho conservato anche l’annuario della scuola, che ve lo dico a fare!

Liceo Colombo (5)

Il porticato, il posto dei quadri, tutto sembra davvero immutato.

Liceo Colombo (5a)

C’è qualche novità, ci sono le lapidi in memoria degli studenti illustri.

Liceo Colombo (6)

Ed una ricorda uno stimato professore.

Liceo Colombo (7)

Al liceo Colombo studiò anche un uomo perbene che tutti voi conoscete.

Liceo Colombo (8)

La foto di classe, ricordate?
Noi la facevamo qui.
Una prima fila di studenti accucciati, gli altri dietro, in piedi.
Sorridi.
E hai un ricordo dei tuoi anni di scuola.
Si fa ancora la foto di classe?
Non ditemelo, non voglio saperlo.

Liceo Colombo (10)

Pochi passi, apro la porta.
Naturalmente i professori pensano che io sia la mamma di uno studente venuta a chiedere conto di qualche votaccio.
Eh no, io sono qui per altre ragioni!
Salgo anche al piano di sopra, vado davanti alla mia classe, sento la voce cristallina di un’insegnante.
Emozione!
E ridiscendo ancora, nel corridoio.
E tutto è rimasto come allora.

Liceo Colombo (9)

E sì, alcune lapidi c’erano già a quei tempi anche se all’epoca proprio non ci facevo caso.

Liceo Colombo (11)

E ancora si scorrono le pagine del passato, in questa scuola passò un celebrato poeta.

Liceo Colombo (12)

E un artista molto apprezzato per le sue opere variopinte.

Liceo Colombo (13)

E frequentò il Liceo Colombo colui che diede voce all’anima di questa città con note e parole, anche lui è uno dei nostri poeti.

Liceo Colombo (14)

La porta dell’Aula Magna è socchiusa e come potrei non sbirciare?
I banchi, la lavagna, il cancellino e il gesso che ci impolverava le mani.
E quanto erano pesanti quei vocabolari.
E anche se avevi 4 di greco non importa, hai imparato molto comunque, a parte gli aoristi.
Memorie scritte per sempre.

Liceo Colombo (15)

E ancora, la biblioteca è stata intitolata a uno stimato docente di latino e greco, ai tempi molto temuto, non è stato tra i miei insegnanti ma di lui mi ricordo molto bene.

Liceo Colombo (16)

E poi il tempo passa e le cose cambiano, ho visto una macchinetta per le bevande e le merendine.
Eh no, noi studenti degli anni ’80 compravamo la striscia di focaccia dai bidelli, quella era la nostra splendida ricreazione!
Ecco, la si prendeva qui, presso questo tavolo.

Liceo Colombo (17)

Non tornavo qui da quei tempi.
E per un attimo ho avuto il timore di trovarmi davanti la prof di matematica e fisica.
Sarà meglio andare, non vorrei che mi interrogassero sulla forza di Coriolis e sulle leggi della termodinamica, quella roba non è mai stata nelle mie corde e tuttora è così!
E da un momento all’altro potrebbe suonare la campanella!

Liceo Colombo (18)

Attraverso il cortile, sotto il cielo azzurro.
Mi siedo a cavalcioni sul muretto e penso.
Penso che niente si perde.
Tutto resta, da qualche parte, in qualche modo.
E tu sei sempre tu, anche se è trascorso tanto tempo.

Liceo Colombo (19)

E sei ciò sei anche grazie a quei giorni di scuola e alle fatiche dello studio, agli amici ritrovati e a quelli che sono sempre rimasti.
E pure grazie ad Euripide, Kant e Platone, anche se allora non ti sembravano tanto comprensibili.
E sei ciò che sei anche se quella volta ti hanno dato un certo voto e ne meritavi uno più alto, anche se la tua pagella non era immacolata e non eri proprio uno studente modello.
Tutto resta, da qualche parte, in qualche modo.
Ciao Colombo, nulla si perde.

Liceo Colombo (20)

La luce in Vico degli Adorno

Non uno di questi caruggi è uguale all’altro.
Mai, almeno non per me.
Una delle strade del Ghetto, credo di averla sempre veduta in ombra.
Questi sono i luoghi dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, come scrisse Fabrizio De André.
E poi.
E poi a volte.
L’arco, laggiù in fondo.
E un bagliore che si perde e si confonde.
E poi.
E poi a volte il sole, impavido e coraggioso.
E non sai spiegare in quale maniera accada.

Vico degli Adorno (2)

A volte.
Effimera, improvvisa, evanescente.
Rapida appare.
E poi.
Si dilegua, così.
Svanisce sull’acqua che copre le pietre del vicolo.
E in qualche altro tempo tornerà.
Ancora così.
La luce, in Vico degli Adorno.

Vico degli Adorno

Sottoripa, tra sacro e profano

C’è un posto che più di ogni altro rappresenta l’anima commerciale e marinara di Genova, si tratta del lungo porticato che si estende sul fronte a mare, davanti a Caricamento, nella zona dove si trova anche l’Acquario, meta prediletta dei visitatori.
E se verrete a Genova è d’obbligo una passeggiata in uno dei luoghi cari ai veri genovesi, i portici di Sottoripa, la loro edificazione risale a tempi molto lontani, addirittura al 1125.
Nei secoli, naturalmente, i portici hanno subito modifiche, nei tempi passati furono sede delle botteghe dei commercianti genovesi e ancora oggi qui ci sono negozi dai colori e profumi caratteristici.

Sottoripa

A spiegare il significato del nome di questa via è lo storico Amedeo Pescio nel suo libro I nomi delle strade di Genova, l’autore  a tal proposito cita una delle vie che corre parallelamente ai portici.

Sopra l’arena che costruiva l’estremo lido, oltre il quale sorse Genova, era la riva o ripa, e la via sopra la ripa (Via San Luca).

E al di sotto di essa la nostra Sottoripa, le facciate dei palazzi sotto i quali si snoda il porticato sono notevoli, non mancate di alzare lo sguardo.

Sottoripa (2)

Sottoripa, tra sacro e profano.
Di questi portici scrisse anche Enea Silvio Piccolomini destinato a divenire Papa Pio II.
E queste sono le sue parole:

Proprio nel porto, nella parte in cui tocca la città si ergono magnifici edifici, tutti di marmo, che svettano verso il cielo, assai eleganti per la presenza di numerose colonne, molti adorni di sculture e di figure, sotto vi è un porticato lungo mille passi, dove si può acquistare ogni merce.

(Descrizione di Genova, del marzo 1432)

Sottoripa (3)

E allora camminiamo sotto ai quei portici, da levante a ponente, vi mostrerò alcune caratteristiche botteghe.
Qui, davanti al mare di Genova, si vende il pesce.

Sottoripa (4)

Sottoripa (5)

Sacro e profano, l’edicola della Madonna a due passi dai tavolini all’aperto.

Sottoripa (6)

E qui, in Sottoripa, troverete sempre gente, alcune di queste foto sono  state scattate una domenica mattina, normalmente c’è parecchio andirivieni da queste parti.

Sottoripa (11)

E ancora tavolini e una celebre bottiglieria.

Sottoripa (7)

E in vetrina non solo vini e liquori, anche le specialità della nostra terra.

Sottoripa (8)

Di nuovo una piccola edicola che forse nessuno nota, il sacro e il profano vivono in armonia sotto gli antichi portici della Superba.

Sottoripa (9)

E sotto questo cielo.
A Genova guarda sempre in su, credo di averlo già scritto migliaia di volte!

Sottoripa (10)

E poi ancora, un’antica friggitoria, con le piastrelle bianche e azzurre e certe semplici e golose specialità.

Sottoripa (12)

E sacro e profano, guardate oltre i portici, vedrete la sontuosa edicola di Palazzo San Giorgio.

Sottoripa (13)

E c’è qualcosa che non è riproducibile.
Gli odori, i rumori, le lingue del mondo, le facce, il moto continuo delle persone.
Sottoripa, amatissima dai genovesi di ogni tempo.

Portici di Sottoripa

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Qui resiste la tradizione della vecchia Genova alla quale si affiancano nuove realtà provenienti da altri paesi, da qualche tempo c’è anche un celebre e notissimo fast food.
Tuttavia, salda e forte delle sue tradizioni, qui trovate l’anima vera di Genova, i suoi colori e i sapori che sanno di casa.

Sottoripa (14)

E poi ancora il sacro, trascurato e consunto, non ci appartiene più quella devozione di chi ci ha preceduto, però forse dovremmo avere più cura di ciò che ne è rimasto.

Sottoripa (15)

E in questo punto si trova un negozio a dir poco glorioso, il Gran Ristoro, qui ci si mette pazientemente in coda per un panino.

Sottoripa (16)

La sua vetrina ridondante di gustosi salumi mette l’acquolina in bocca.

Sottoripa (17)

Un’altra Madonna, in ogni angolo della città vecchia c’è sempre il suo sguardo dolce a vegliare sul passeggio dei genovesi.

Sottoripa (18)

E ancora oltre, sotto al porticato lungo mille passi.

Sottoripa (19)

Io a volte sui social network scrivo questa frase: cose da Sottoripa.
Eccole qua, ancora pescherie e ancora pesce.

Sottoripa (20)

E poi, purtroppo, una serranda giù.
E questo era uno storico negozio di alimentari del quale sentiremo molto la mancanza.

Sottoripa (40)

Se non conoscete Genova non potete immaginare quanto sia stato difficile scattare queste fotografie.
Attese infinite, perché qui passano sempre persone!
E ci sono le luci, le insegne, i bar, le bancarelle e le botteghe.

Sottoripa (21)

E questo è Lucarda, storico negozio di abbigliamento che tra i suoi celebri clienti annovera Gilberto Govi, Paolo Villaggio e Fabrizio De André, mi riprometto di portarvi alla scoperta di questo celebre angolo di Genova.

Sottoripa (22)

E poi, la lavagnetta con il menu del Ristorante Da Vittorio.

Sottoripa (23)

E ancora, vini, liquori e bottiglie.
E specialità dal mondo, quando ho portato in questo negozio la mia amica canadese lei con gioia e stupore ha trovato prodotti provenienti dal suo paese, a me è sempre piaciuto curiosarci, compro qui le marmellate e certi succhi di frutta particolari.

Sottoripa (24)

E ancora, fate qualche passo e troverete il numero 69 rosso, ai nostri giorni c’è un bar.
In altri tempi invece avreste potuto pranzare alla Trattoria Carlotta la cui cucina è decantata dallo scrittore Costanzo Carbone che narra di intingoli epicurei!

Trattoria Carlotta

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E poi oltre, i portici cambiano fisionomia, in questo tratto si trovano alcuni dei miei negozi preferiti.

Sottoripa (25)

Armanino, con i suoi trionfi di frutta secca e candita dei quali vi ho già parlato qui.

Sottoripa (26)

E una vetrina che lascia senza parole!

Sottoripa (27)

E poi un posto da veri buongustai, osservate bene questo negozio, la friggitoria Carega, a mio giudizio questo locale dovrebbe essere dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Qui si può mangiare al bancone oppure portarsi via un cartoccio di fragranti delizie assortite.

Sottoripa (28)

Cose da Sottoripa, appunto.
Calamari fritti, gamberi, pignolini, frisceu, farinata, savoiarda e molto altro.

Sottoripa (29)

Quindi fatevi un regalo, prendete il vostro pesce e andatevelo a mangiare davanti al mare, è pura felicità, credetemi!

Sottoripa (30)

E qui, sul muro di piastrelle bianche, versi e parole per questi portici tanto amati dai genovesi.

Sottoripa (31)

E poi ancora, ancora oltre.

Sottoripa (33)

Un celebre e stimato artigiano, c’è qualcuno a Genova che non conosce Steri?

Sottoripa (34)

E vi porterò anche qui, nel negozio delle chiavi.

Sottoripa (35)

Come vi dicevo, c’è qualcosa che non si può narrare ed un misto di profumi e odori.
Spezie, pesce che sfrigola nell’olio, incenso, a volte risacca, altri giorni vento fresco di mare.
E poi le voci, le parole, i passi, la fretta, la vita di ogni giorno, le facce del mondo e le diverse etnie che popolano queste strade.
Bisogna esserci, sotto all’antico porticato di Genova.

Sottoripa (37)

E alzare lo sguardo, ancora.

Sottoripa (36)

Verso l’arco e il cielo.
Sottoripa, tra sacro e profano.
E sacri sono anche le nostre radici e il nostro passato, le nostre tradizioni che dovremmo saper conservare.

Sottoripa (38)

C’è ancora un tratto di Sottoripa, in qualche maniera differente da questo, presto ne scriverò, oggi vi ho portato per botteghe sotto un porticato lungo mille passi, tra il mare e l’intrico di caruggi della città vecchia.

Sottoripa (41)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Via del Campo negli anni ’40, già la strada della musica

Oggi vi porto a fare un viaggio nel tempo, ancora!
Mi succede una cosa molto bella, le persone che conosco condividono con me notizie curiose e interessanti ed io le porto qui, su queste pagine.
E così è accaduto, anche questa volta.
L’altra sera ho ricevuto una mail dal mio amico Eugenio, appassionato collezionista di cartoline e rarità, vi erano allegate due immagini che ora vi mostrerò.
E ci conducono là, in Via del Campo.

Via del Campo (2)

Ed è universalmente noto, questa è la strada della musica e di Fabrizio.

ViadelCampo29rosso (16)

Ed è la strada dove si trova il negozio a lui dedicato.

ViadelCampo29rosso (2)

E lo incontri davvero Fabrizio in Via del Campo, sulla porta a vetri di una macelleria ieri ho visto un poster con la sua immagine.

Via del Campo (6)

E in altri tempi? Anche i luoghi hanno un destino, forse.
E allora andiamo ad un’altra epoca e inoltriamoci nella parte bassa di Via del Campo, verso la Porta dei Vacca.

Via del Campo (2)

Allora, negli anni ’40, qui aveva la sua glorioso negozio il Signor Mario Salvarani: tutto per la musica, nei caruggi di Genova.Mario Salvarani

Cartolina pubblicitaria appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

E come si legge sulla cartolina pubblicitaria il negozio si trovava al 72 rosso, naturalmente mi sono messa in cerca del civico, che ve lo dico a fare!
E quindi eccoci in fondo a Via del Campo, guardiamoci intorno!

Via del Campo (3)

E il numero fatale spicca sul muro.

Via del Campo (4)

E corrisponde ad un locale al momento chiuso, il secondo a salire nell’immagine sottostante.

Via del Campo (5)

Tuttavia, qualcosa non mi convince.
Intanto, dopo una verifica su uno dei miei annuari ho visto che nel 1957 il civico indicato non era il 72, ma il 73.
Forse il negozio è stato spostato?
Osserviamo ancora la cartolina di Eugenio, come si può vedere sulla sinistra si nota chiaramente una colonna.

Mario Salvarani  2

E allora facciamo ancora qualche passo, si tratta proprio della colonna situata nella parte interna della porta, qui un tempo c’era il negozio del Signor Salvarani.

Via del Campo (7)

Radio, dischi, fonografi e armoniche a bocca!
E tutti i più recenti successi musicali!
Salvarani era la casa dell’armonia e delle note, in Via del Campo.

Mario Salvarani 1

Cartolina pubblicitaria appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

E a breve distanza alzate ancora lo sguardo, al numero 76 c’è l’antica insegna del Banco del Lotto, autorizzato per tutte le estrazioni del Regno, l’ho già mostrata in questo articolo dedicato alle antiche insegne dei negozi del passato di Genova.

Via del Campo

Sono particolarmente affezionata a Via del Campo, tempo fa, come alcuni di voi ricorderanno, mi è stata raccontata una bella storia in proposito.
Ed è ancora più antica, precedente agli anni ’40, vi si narra di quando in Via del Campo c’era un pizzicagnolo, se vi fa piacere leggerla la trovate qui.
Sono piccoli e preziosi tasselli del passato che restituiscono un quadro che diversamente non potremmo vedere.
E ogni scoperta è una nuova meraviglia, il mio ringraziamento va ad Eugenio, è merito suo se ancora una volta ho compiuto una passeggiata nel passato di Genova.
Era un altro tempo, un tempo diverso dal nostro, eppure già allora Via del Campo era la strada della musica.

Via Del Campo (8)

Genova, 9 Ottobre 2014

L’avete vista Genova, nelle immagini che mostrano la sua notte infinita.
Non è ancora terminata, i torrenti hanno sommerso ogni cosa, un fiume di fango ha travolto certe strade.
Ancora, di nuovo.
Ancora, di nuovo, come nel 2011.
La vita spezzata, di nuovo.
In una notte che ancora non è terminata, di nuovo.
Una città impaurita, sfregiata, ferita, insonne di dolore.
Sullo schermo della televisione tremendi fotogrammi, quelle auto che galleggiavano sull’acqua, alcune avevano i fari accesi, tutti noi ci siamo domandati se ci fosse qualcuno a bordo.
Ieri notte i lampi illuminavano a giorno il cielo.
E continua a piovere.
Alcuni amici hanno raccolto in un articolo tutti i recapiti e link utili in questa circostanza, lo trovate qui.
Condivido ciò che loro hanno scritto: oggi nessuna polemica solo informazioni utili.
Ce la faremo, Genova si rialzerà, ancora e di nuovo.
La voce che parla di noi, ancora e di nuovo, è la sua.

Da una creuza di Nervi alla Stazione di Sant’Ilario

E’ solo una breve creuza, l’ho vista per caso l’altro giorno mentre mi recavo al Museo Luxoro.
Uno sguardo, uno sfavillio di colori accesi.
E così sulla via del ritorno ho pensato di andarla a cercare, è solo una breve creuza, una stradina di mattoni ripida e scoscesa.
E allora sono tornata sui miei passi, lasciandomi alle spalle Capolungo.

Nervi

Quanto è bella Nervi!
Chi ci abita ha la rara fortuna di vivere in un luogo che ha tutte le caratteristiche di un paese di riviera, ogni angolo di Nervi è semplicemente incantevole.

Nervi (2)

Cielo lucido, brillante, era una giornata perfetta.

Nervi (3)

Un cancello, io guardo oltre e non potrei davvero farne a meno.

Nervi (4)

Qui, a Nervi, le stradine strette si arrampicano sulla verde collina e si sale, si sale.
Tornerò, magari  in qualche fresca giornata d’autunno.

Nervi (5)

Eccola la mia creuza, non la conosco, non ci sono proprio mai stata ma per me è amore a prima vista.
Ombra, rosso vivace acceso di luce, una curva gentile, questa è Via Giovanni Romero.

Nervi (6)

Scendo, passo dopo passo, scendo verso il mare, non è distante.

Nervi (7)

Lo si vede laggiù, tra le case di biscotto e di ocra caldo di sole, questi sono i colori di questa terra, vividi e intensi.

Nervi (8)

Uno sguardo indietro, le creuze di Liguria sono così, semplici, ripide e dolcemente faticose.

Nervi (10)

E tu scendi, un gradino per volta, respirando l’aria del mare che spira gentile e ti accarezza il viso.

Nervi (9)

E alle tue spalle c’è una vertigine della quale non puoi veder la fine, si perde lassù, all’inizio della creuza.

Nervi (11)

E poi gozzi, una casa rosa.
Fermati, fermati lì e imbocca la stradina che è alla tua sinistra.

Nervi (12)

E fiori, giardini, alberi e i binari della ferrovia.

Nervi (13)

Un libro sul quale si possono leggere alcune parole, si tratta di un acrostico del quale è autore Max Manfredi.

Nervi (14)

E’ dedicato a colui che rese celebre questo luogo con una canzone, siamo alla stazione di Sant’Ilario e questo è l’omaggio a Fabrizio De André.

Nervi (15)

Eccola la piccola stazione, da molti anni qui i treni non fermano più ma questo è un posto carico di suggestioni poetiche, ti sembra di vedere le comari del paesino parlare fitto fitto tra di loro.
Quella là, quella Bocca di Rosa, è una poco di buono!

Appena scese alla stazione
nel paesino di Sant’Ilario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di missionario.

Nervi (16)

La vicenda è ben nota, Bocca di Rosa è la protagonista di una canzone di Fabrizio molto famosa e molto amata.
Guardate bene, la vedete quella piccola folla venuta a salutare Bocca di Rosa?

Alla Stazione c’erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c’erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano.

Nervi (17)

Da Via Giovanni Romero alla stazione di Sant’Ilario.
E poi giù, ancora giù, verso il mare, tra fiori, piante grasse e panni stesi.

Nervi (18)

C’è vento, si sente l’onda che batte e si odono voci allegre di ragazzi sulla spiaggia.

Nervi (20)

 C’è vento, il vento alza le lenzuola, soffia, si insinua tra le case, ti avvolge con il profumo salino dell’abisso.

Nervi (21)

C’è vento, il vento smuove le onde, le solleva, frizzanti di spuma bianca e fresca.

Nervi (19)

E c’è un’antica osteria, un giorno o l’altro verrò a pranzare qui!

Nervi (22)

E qui a Capolungo, da dove poi si imbocca la Passeggiata Anita Garibaldi, trovi tutto ciò che ti aspetteresti di vedere in un piccolo borgo marinaro.
I gozzi, in attesa di partire e di prendere il largo.

Nervi (23)

E le case colorate e una panchina per sedersi e una piccola spiaggia.
E c’è vento, vento di Liguria.

Nervi (24)

E poi cammini, seguendo il percorso sinuoso della ringhiera azzurra della passeggiata di Nervi.
C’è il sole ma lo accompagna il vento, vento di Liguria.

Nervi (24a)

Ti fermi ancora, per qualche istante.
Ti affacci, volgi lo sguardo indietro e sai che tornerai.

Nervi (25)

Bocca di Rosa scese dal treno a Sant’Ilario

Bocca di Rosa scese dal treno a Sant’Ilario. E fu la rivoluzione, così si intitola il libro di Andrea Podestà dedicato ad una delle più note creature scaturite dal genio di Fabrizio De André.
Ho sentito l’autore parlare del suo libro in occasione del compleanno di De André in ViadelCampo29rosso.

Appena scesa dalla stazione del paesino di Sant’Ilario

Ma dov’è Sant’Ilario? E soprattutto, dove si trova questa stazione?
Sant’Ilario, come tutti i genovesi ben sanno, è un elegante quartiere a levante della città e là non si ferma alcun treno.
E allora immaginatemi in un negozio gremito di gente, mentre ascolto Andrea Podestà: racconta di essere andato alla Stazione Principe, di avere chiesto notizie della stazione di Sant’Ilario a un attonito impiegato, di aver sfogliato gli orari dei treni di molti anni fa per trovare traccia di questo luogo ormai parte dell’immaginario collettivo.
Una ricerca appassionata per un testo che non poteva non entrare nella mia libreria, ha trovato posto accanto a Non per un Dio ma nemmeno per gioco di Luigi Viva, splendida biografia di Fabrizio che di tanto in tanto riprendo in mano.
Cosa diceva Fabrizio di Bocca di Rosa? E’ la canzone che più mi somiglia, così rispose in occasione di un’intervista a Vincenzo Mollica.
Andrea Podestà e Bocca di Rosa, lui vi racconterà delle molte volte che l’ha incontrata, c’è sentimento nelle sue parole, nelle prime pagine narra di se stesso bambino e poi adolescente, racconta di come fosse immancabilmente attratto dagli LP dei suoi fratelli maggiori, di come scoprì i dischi di Fabrizio De André.
C’era anche lei, Bocca di Rosa, una presenza costante, vera e reale nella vita dello scrittore tanto da dedicarle questo libro.
Lei che va in direzione ostinata e contraria, così sono le creature di Fabrizio, non si omologano alle regole, le infrangono in nome delle propria libertà, sono le anime salve, come le graziose di Via del Campo.
Lei appartiene al mondo dei  diversi cantati da De André come il Pescatore e il suo Gesù, Andrea Podestà vi spiegherà che queste due figure hanno molto in comune con Bocca di Rosa.
Ma i libri si leggono e non si raccontano, pertanto non intendo scendere nei dettagli riguardo agli studi dello scrittore.
Gli amori si vivono e non si raccontano, è questa è una storia d’amore, amore per la musica e per le parole.
Ed è questo un libro che offre piani di lettura affascinanti e imprevisti.
Pensate alle canzoni della vostra vita, alle canzoni di Fabrizio che paiono essere sempre esistite e da sempre sono parte delle nostre giornate, capita spesso di viverle come episodi isolati, fissati nel tempo presente, sono storie, quadri, ritratti.
Andrea Podestà nel suo libro riporta Bocca di Rosa al suo tempo, all’epoca nella quale questa canzone è stata scritta, vi porta nell’Italia degli anni Sessanta.
Com’era allora la nostra società? E quale morale comune vigeva?
Contro quali leggi doveva scontrarsi Bocca di Rosa?
Anatomia di una società, attraverso la lettura dei fatti di cronaca, dei giornali e di alcuni eventi del tempo, persino di certe leggi, tutto è fedelmente riportato nel libro, la rivoluzione del costume e della morale, in un’epoca nella quale sono avvenuti grandi mutamenti.
Il potere ha le sue regole, a queste si contrappone Bocca di Rosa  con la sua rivoluzione, compiuta da lei che metteva l’amore sopra ogni cosa.
Una canzone, una protagonista divenuta ormai immortale.
E quante volte ancora adesso capita di leggere un giornale e di trovare altre donne definite con questo nome?
Anche questo vi racconterà Andrea Podestà, l’autore non tralascia nessun aspetto.
Ma chi è Bocca di Rosa? Ogni volta che sentiamo la voce di Fabrizio intonare quella canzone tutti noi la vediamo scendere dal paesino, insieme a lei i carabinieri, poi le comari, il parroco e la processione.
Un mondo, un universo nel quale ognuno ha un volto, è facile giocare con l’immaginazione quando i versi li ha scritti un poeta.
Ma lei chi era?
E dove si trovava la stazione di Sant’Ilario?
Non sarò io a dar risposta a queste domande, lascio il compito ad Andrea Podestà, il suo libro è una perla preziosa per chi ama Fabrizio De André.
Uno dei capitoli si intitola Dentro il testo di Bocca di Rosa, qui lo scrittore racconta di alcune particolarità della canzone De André, analizza poi la scelta delle parole e dei tempi dei verbi, presta particolare attenzione alle figure retoriche, quelle che avevamo studiato a scuola, le ricordate?
Ai tempi le cercavamo annoiati sulle poesie che ci costringevano a studiare, adesso le ritroviamo sorpresi nelle canzoni di De André.
Un testo da scoprire, una scrittura attenta, avvincente e sincera, ho un aggettivo per questo libro: vero.
Vero come le parole che scaturiscono da vera passione.
Qui trovate il sito di Andrea Podestà, qui la pagina della casa editrice dedicata al libro.
E poi c’è la musica, c’è  la vita e c’è l’amore.
E  la voce di Fabrizio che canta di Bocca di Rosa che metteva l’amore sopra ogni cosa.

ViadelCampo29rosso, buon compleanno Fabrizio

Il compleanno di Fabrizio De André cade il 18 febbraio.
Un amico di tutti noi, un mio caro amico.
Così sono qui a scegliere le parole belle per il giorno della sua nascita, le parole migliori, lui le merita tutte.
Le ho cercate, ma sono state le parole a trovare me.
Le parole e le note, così nostre, ormai parte del nostro patrimonio culturale.
Le parole della voce di Genova.
Lui ne ha fatto storie e poesie, le parole sono venute a noi e ci hanno condotto sul London Bridge, dove una donna piangeva per il suo Geordie.
E sulla riva di un fiume, a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.
Da Rimini a Durango, e tutto attorno a noi un mondo: un matto e un malato di cuore, Suzanne e Sally, Andrea e Franziska.
Un mondo, un universo poetico che ha spesso la musicalità del dialetto.
Fabrizio canta il mondo, Fabrizio canta la Sardegna in gallurese, Fabrizio canta Genova nella lingua di Genova.
Le parole.
Le parole scivolano come acqua sui sassi laddove le parole sono nate.
E senti le onde che si infrangono contro gli scogli.
Creuza de mä, una mulattiera che porta al mare, ma sarà e resterà sempre creuza de mä.

Boccadasse (26)

Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l’è ch’ané

E qui, a Boccadasse, li vedrete davvero quei marinai.
Le parole a volte le porta il vento.
E’ vento di tramontana che sospinge l’odore di risacca da Caricamento verso i caruggi del Ghetto, alle spalle di Via del Campo.
Le parole a volte sono sui visi, su certe facce da cattiva strada che popolano alcuni vicoli.
Le parole restano scritte su un foglio di carta, memoria fragile eppure eterna quanto le pietre e le ardesie.

Caruggi

Le parole di Fabrizio le troverete sempre in quei caruggi che lui ha cantato e nel luogo che celebra la sua arte,  ViadelCampo29rosso.

ViadelCampo29rosso

 E qui domani pomeriggio alle 17 Genova farà gli auguri a Fabrizio.
A suonare  saranno dei giovanissimi musicisti  diretti dal Maestro Alberto Luppi Musso, mentre lo scrittore Andrea Podestà, autore del libro Bocca di Rosa scese dal treno a Sant’Ilario, racconterà ricordi e aneddoti, qui trovate tutti i dettagli del programma.
Sarà un bel momento di incontro e di aggregazione, è così ogni volta che a Genova si organizzano eventi nel nome di Fabrizio.
ViadelCampo29rosso è una bella realtà culturale, presente a Genova solo da un anno, ma è come se fosse sempre esistita perché lì vi conducono certe parole.

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa

E sarà questo a condurvi a lui, una rima, una nota.
Una storia sbagliata o una rosa gialla, rosa di rame.
Sono le parole che troveranno voi, ovunque voi siate, se la voce di Fabrizio accompagna le vostre ore.
Sono le parole ad aver trovato me.
E non se ne sono andate mai.
Buon compleanno, Fabrizio.

Fabrizio De André